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Incidente mortale, le lacrime di coccodrillo non servono più: ora i fatti

di Alfredo Boccia
Lo schianto sulla Statale 166 era con ogni probabilità evitabile in virtù dell’adozione di misure adeguate alla prevenzione dei sinistri
Incidente mortale, le lacrime di coccodrillo non servono più: ora i fatti

Luca e Samuel potevano essere nostri figli, nostri fratelli, nostri genitori, nostri parenti, nostri amici, nostri conoscenti ed in ogni caso sono delle persone la cui vita è stata spezzata prematuramente per l’ennesimo incidente stradale – ancora una volta lungo la Strada Statale 166 nel tratto tra Capaccio Paestum e Roccadaspide fra le località Rettifilo e Fonte – che anche oggi siamo costretti a raccontare. E a sottolineare, ancora una volta, come con ogni probabilità evitabile in virtù dell’adozione di misure adeguate alla prevenzione dei sinistri.

È tollerabile che nell’anno 2025 per chi rappresenta le istituzioni a vario titolo sui territori ci siano ancora cittadini di Serie A ed altri di categoria inferiore la cui tutela del diritto alla sicurezza può essere lasciata al destino oppure alla residenza in zone densamente abitate rispetto ad altre dove la desertificazione di famiglie come di servizi avanza repentinamente?

Questi due giovani ci lasciano una eredità tragica, legata alla pericolosità accertata da anni di una arteria generatrice di tante vittime e moltissimi feriti, spesso con conseguenze gravi nel tempo, che avrebbero dovuto convincere chi ha potere di decidere per l’attuazione di una politica della sicurezza non demandata al libero arbitrio di ciascun conducente o alla buona sorte.

Vanno bene le lacrime e il cordoglio istituzionale, ma ancor più oggi servono interventi risolutivi ed immediati per non dover piangere altri Luca e Samuel o vedere nuove persone invalide a causa di questo tratto di strada disgraziato anche a causa degli uomini disattenti alla tutela della vita.

Lungo la Statale 166 ogni giorno si incrociano migliaia di auto, moto, camion, mezzi agricoli, biciclette, finanche pedoni e, soprattutto, persone che spesso sono uscite di casa senza farvi più ritorno per un incidente.
Non ci sono più scuse per avviare soluzioni adottate con successo altrove e che prescindono dal controllo dell’andatura dei veicoli o dalla presenza di tutori dell’ordine.

A cominciare, forse, dalla regolamentazione di tanti accessi laterali alla Strada Statale 166 e da quel limite di velocità fissato a 50 chilometri orari che, come la lunga striscia bianca la quale lungo il percorso sulla carta vieta il sorpasso, è fin qui risultato in gran parte non sufficiente ad evitare la morte.

Si fermi davvero questa mattanza sia lungo la Strada Statale 166 che su tutte quelle arterie dove i numeri dei morti arricchiscono le statistiche generando continuo dolore a chi resta in terra. Ed a chi si distrae oppure rifugge dalle proprie responsabilità giova rammentare, forse, che la prossima volta potrebbe essere toccato in prima persona per non aver tentato di porre un freno a questa scia di lutti.

P.S. La Strada Statale 166 nacque nel 1953. In seguito al decreto legislativo numero 112 del 1998 dal 17 ottobre 2001 la gestione venne trasferita dall’Anas alla Regione Campania che nella stessa data attribuì le competenze alla Provincia di Salerno. Poi dal 23 novembre 2004 la strada è stata inserita nella rete di interesse nazionale tornando, dal primo aprile 2006, sotto la gestione dell’Anas.

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