Quindici anni per l’associazione di spaccio con i ragazzi di Sant’Anna, dodici per l’analoga attività condotta per conto del clan Giffoni. Pierpaolo Magliano, battipagliese classe ‘77, aveva cercato di beneficiare d’uno sconto sul cumulo di pene, invocando il riconoscimento della continuazione tra i reati. Invano. All’esito d’un rimbalzo di pronunce tra Roma e Salerno, la Corte di cassazione ha rigettato il ricorso proposto dal pluripregiudicato battipagliese, difeso dall’avvocato Claudio Davino.
L’ordinanza
La pronuncia definitiva, che ha la forma di un’ordinanza, è degli Ermellini della Settima sezione penale (presidente il giudice Enrico Vittorio Stanislao Scarlini, relatore Pierangelo Cirillo). La Corte suprema ha confermato il provvedimento emesso a ottobre scorso dai magistrati d’Appello di Salerno: non c’è nessuna continuazione tra i reati commessi al tempo del clan Giffoni e quelli perpetrati nell’era dei giovani di Sant’Anna.
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