Parte due, come nei film. Un film già visto, nella cementopoli chiamata Battipaglia: le notifiche, i nastri biancorossi, i foglietti con i timbri della Procura. I sigilli ai palazzi allo stato grezzo, sorti sulle ceneri di più modeste abitazioni, e i manovali che rincasano: cantieri chiusi, chissà per quanto. Il replay del blitz del 18 dicembre è andato in scena all’alba di ieri: i carabinieri e i finanzieri che bussano alla porta dei dieci indagati e consegnano il decreto di sequestro preventivo d’urgenza firmato da Alessandro Di Vico ed Elena Cosentino, pm titolari del fascicolo d’inchiesta sugli immobili ritenuti abusivi perché innalzati, come si legge nei capi d’imputazione provvisoria, «in sostanziale assenza di permesso di costruire». Ergo, con licenze edilizie che non potevano essere rilasciate.
Gli immobili
Sigilli al palazzo di sette piani all’angolo tra via Canova e via Belvedere, nel cuore dell’omonimo quartiere, e al civico 8 di piazza della Repubblica, in pieno centro. Il procedimento penale è lo stesso delle plurime acquisizioni d’atti all’Ufficio tecnico e dei sequestri dicembrini.
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