E’ l’ultimo arrivato nella grande famiglia delle Dop e Igp della Campania, per la precisione è il trentesimo. Il cavolfiore della Piana del Sele Igp, però, non è affatto ultimo per quantitativi e fatturato. Anzi, ha numeri importanti e la sua coltivazione è praticata su circa 1.300 ettari, in un’areale di produzione che comprende 10 comuni, da Pontecagnano a Capaccio-Paestum.
La produzione attuale ammonta, infatti, a ben 24 milioni di corimbi, l’infiorescenza che corrisponde a quello che comunemete chiamiamo cavolfiore.
«La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Igp è avvenuta lo scorso 9 luglio, ora – spiega Antonio Vocca , direttore della OP Solco Maggiore e tra i principali fautori dell’Igp e del Consorzio – siamo in attesa del riconoscimento ministeriale del Consorzio di tutela costituito ad ottobre e che dovrebbe avvenire a breve. Nel frattempo – aggiunge – l’ente di controllo Rina Spa ha proceduto alle certificazioni del prodotto e già dallo scorso dicembre è iniziata la vendita con il bollino Igp. A fine campagna prevediamo che almeno un milione di cavolfiori arriverà sui banchi di vendita con il marchio dell’indicazione geografica protetta».
Un risultato tutt’altro che scontato, se si considera che la raccolta del cavolfiore inizia ad ottobre, e che la dice lunga sulla marcia ingranata da produttori e confezionatori che, con entusiasmo, hanno aderito e stanno aderendo al consorzio di tutela. «Prevediamo – dice Vocca – che le adesioni aumenteranno ancora fino ad arrivare a 30-35 soci, che rappresentano la gran parte del comparto».
Presidente del Consorzio è Raffaele Scarano. «Il nostro obiettivo non appena avremo il riconoscimento – afferma – è di promuovere e valorizzare il cavolfiore della Piana del Sele Igp, in modo tale che i produttori possono trarne un maggiore valore economico. E poi saremo chiamati a svolgere anche compiti di controllo e vigilanza. Al momento l’Igp è stata lanciata e viene spinta per imporla sul mercato. E’ una nuova realtà, ma si sta facendo già spazio considerando che, in attesa delle certificazioni, la commercializzazione con il marchio è partita solo a dicembre a campagna già iniziata. Con il passar dei giorni stiamo verificando che c’è interesse, anche perché l’orientamento dei consumatori va sempre di più verso prodotti di qualità Dop e Igp».
E che sia un prodotto con grandi potenzialità ne è convinto anche l’agronomo Aniello Bacco, del comitato tecnico scientifico dell’Igp e consigliere di Confagricoltura Salerno e Campania. «Per gusto, sapore, colore spiccatamente bianco, consistenza e valori nutraceutici il cavolfiore della Piana del Sele Igp – spiega – è unico e si distingue dagli altri sul mercato. Ci sono testimonianze della sua presenza sul nostro territorio già dal XVI secolo e nell’archivio storico di Salerno abbiamo rinvenuto anche documenti del 1860. Anzi, in un non lontano passato la superficie coltivata a cavolfiore nella Piana del Sele era maggiore rispetto ad oggi».
Anche se sta iniziando pure la trasformazione del cavolfiore per le giardiniere, la gran parte della produzione viene venduta come fresca. «Il cavolfiore – spiega Bacco – si vende in tre versioni: coronato, cioè con una corona di foglie esterna, destinato principalmente ai mercati generali; defogliato e filmato, cioè con una pellicola di plastica, per i supermercati; con packaging a forma di cesto con stampato un QR Code che consente al consumatore di avere notizie sulla tracciabilità del prodotto e sulle sue caratteristiche nutrizionali».