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Pagani, sanguina ma niente cure: «Deve andare a Napoli»

di Salvatore D’Angelo
L’odissea di un 69enne nocerino raccontata dalla figlia: assistenza negata al Tortora
Pagani, sanguina ma niente cure: «Deve andare a Napoli»

«Non puoi mandar via un paziente che sta sanguinando perché non ha impiantato il Picc nel tuo reparto». È l’amaro sfogo di Daniela Di Napoli, che si fa portavoce di una triste esperienza vissuta dal padre all’ospedale “Andrea Tortora” di Pagani. L’uomo, residente a Nocera Inferiore, ha 69 anni ed è affetto da una malattia oncologica. Da due anni combatte con un tumore epatico. È seguito dall’equipe di Oncologia del “Monaldi” di Napoli. Si sottopone a continui esami e a chemioterapia.

Uno stress che ormai ha reso delicatissime le sue vene. Gli specialisti dispongono che gli venga impiantato un Picc, che è l’acronimo di peripherally inserted central catheter. Si tratta di un catetere venoso centrale inserito perifericamente all’altezza del braccio, che consente la somministrazione di farmaci per via endovenosa. Il tubicino in silicone che arriva al cuore gli viene impiantato a Napoli il 13 novembre.

L’odissea

Qualcosa però non va per il verso giusto. Ritorna a casa, ma la ferita sanguina. Il giorno successivo il 69enne di Nocera Inferiore si sveglia con un grosso riversamento. «Al Monaldi l’equipe medica ha detto a papà che per la manutenzione poteva recarsi presso l’ospedale oncologico più vicino, avrebbe solo dovuto fare l’impegnativa dal medico curante. Non immaginava che il giorno seguente l’impianto si sarebbe svegliato sanguinante», ha raccontato la figlia. A questo punto, è il 14 novembre, l’uomo richiede al proprio medico di base l’impegnativa per recarsi in ospedale a Pagani e farsi medicare. «Il medico curante – ha riferito la signora Daniela – gli risponde che in questo caso non era necessario perché si trattava di un urgenza e quindi poteva andare direttamente».

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