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Eboli, stranieri e truffe per pagare i debiti

di Francesco Faenza
Della Corte doveva dare 600mila euro alle banche. Da qui le "idee": il rogo alla villa e i permessi ai migranti
Eboli, stranieri e truffe per pagare i debiti

Ammontavano a 600mila euro i debiti con le banche di Antonio Della Corte. Da qui l’idea di far incendiare ed esplodere la villa a Postiglione, per incassare i soldi dell’assicurazione: 1,4 milioni. Il contratto viene stipulato nel gennaio 2020 con le Generali. La villa viene incendiata due mesi dopo. Della Corte era fiducioso. Sei anni prima, insieme al padre Vito, aveva ottenuto 60mila euro dall’assicurazione per un furto in quella villa. Sei anni dopo, la società Generali ingaggia degli 007. Avvia indagini private. I carabinieri anche indagano.

Le anomalie

Si scoprono diverse anomalie. Le due denunce sono simili. Nel 2014 i ladri entrano dalla botola sul lucernario. Nel 2020 i piromani avrebbero fatto lo stesso percorso. I carabinieri mettono i telefoni sotto controllo. Le cimici nelle auto. E arriva la svolta. Si scopre che Antonio Della Corte e Giuseppe Fabbiano erano a Postiglione poche ore prima che bruciasse la villa. Un anno dopo vengono notificati i primi avvisi di garanzia per l’incendio. A Vito e Antonio Della Corte (padre e figlio), a Giuseppe Fabbiano, il loro factotum. Cosimo La Brocca e Vito Pesticcio vengono identificati come esecutori materiali dell’incendio.

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