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Alfieri e gli affari di famiglia

Nuovi dettagli dalle conversazioni con il funzionario registrate dalle cimici
Alfieri e gli affari di famiglia

E quindi ci dovrebbero mandare il decreto…O non l’hanno mandato ancora?”, chiede Franco Alfieri all’ingegnere Carmine Greco, funzionario del Comune di Capaccio Paestum nel corso di una conversazione del 30 ottobre 2023 intercettata dalle “cimici” piazzate nell’ufficio del primo cittadino. Quel decreto altro non era che il via libera al finanziamento per il progetto di riqualificazione energetica della pubblica illuminazione finanziato con fondi europei. Una provvista di 3 milioni di euro fondamentale per Alfieri. E non solo per l’intervento previsto. Quei soldi servivano per foraggiare Dervit e, di riflesso, l’azienda di famiglia, la Alfieri Impianti srl.

Le intercettazioni

Il funzionario assicura che “le carte le abbiamo mandate…”. E Alfieri risoluto: “Glielo dobbiamo mettere a quel…”; e il funzionario: “Però io mo’ inizio…”. Altrettanto convito il via libera del sindaco: “Accuminciamu, accuminciamu… Male che vade finanziamo solo l’ampliamento… Sai cosa faccio?!… Poiché non sono usciti i soldi (la Regione, alla fine, non finanzierà il progetto, ndr) la gara l’abbiamo fatta, l’efficientamento lo facciamo in tre anni con fondi di bilancio… Cinquecento subito (500mila euro ndr)… e cinquecento all’anno… La copertura… Con me si dorme a quattro guanciali…perché quando nacque il diavolo io già tenevo la coda…”. Ma che cos’erano quei 500mila euro che bisognava reperire subito? Era, per il gip Valeria Campanile, il dovuto nei confronti della Dervit, e che tale importo poteva costituire un avanzo di amministrazione già in possesso del Comune. Tant’è che Alfieri dispose che la società vincitrice della gara “procedesse come un carro armato”.

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