Per i malati salernitani allettati ottenere l’Assistenza domiciliare integrata è una vera e propria impresa. Perché l’Azienda sanitaria locale richiede, come requisiti imprescindibili, per far partire l’iter, o che il paziente abbia il catetere vescicale oppure le piaghe da decubito. O, in subordine, che abbia necessità dell’ossigeno, certificato da un piano terapeutico. In buona sostanza, chi è allettato ma non soffre di queste patologie di fatto non ha diritto all’assistenza prevista dall’Adi, nonostante non possa deambulare con le proprie gambe e abbia altri problemi, anche molto gravi.
Il controsenso
Un vero e proprio controsenso, tenuto pure conto che sulla pagina web della stessa Asl non viene fatto proprio accenno al catetere e alle piaghe, come condicio sine qua non, per avere diritto all’Adi. Ma, al contrario, si precisa come l’assistenza sia «finalizzata ad assicurare alla famiglia della persona un reale supporto; migliorare la qualità della vita quotidiana e allontanare nel tempo il ricorso all’offerta residenziale; stabilizzare il quadro clinico della persona a seguito di dimissione ospedaliera; garantire la continuità assistenziale tra sistema sanitario, socio-sanitario e sociale; prevenire/limitare, dove possibile, il deterioramento della persona in condizioni di fragilità». Invece nulla di tutto questo è garantito, perché di fatto tanti pazienti che avrebbero bisogno e diritto di essere assistiti, si trovano invece senza alcuna forma di sostegno, in quanto non presentano le caratteristiche che il medico che dovrebbe attestare la condizione di fragilità, attraverso una visita domiciliare, elenca telefonicamente come essenziali. Ma di cui non si trova traccia nelle pagine online dell’Asl, in cui si parla di Assistenza domiciliare.
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