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Salerno, il Parco dimenticato diventa un’alcova

di Eleonora Tedesco
Contraccettivi usati nella mancata ludoteca dell’area verde dell’Irno, le piante senz’acqua e i fili elettrici scoperti
Salerno, il Parco dimenticato diventa un’alcova

Se si mette una pallina su un piano inclinato comincia a scendere e, per quanto impercettibile sia l’inclinazione, inizia a correre sempre più veloce. Fermarla è impossibile. La teoria del piano inclinato sembrerebbe calzare a pennello al caso del parco dell’Irno. In questo che è stato un modello di riconversione di un’area produttiva in uno spazio verde la pallina del degrado sta iniziando il suo cammino verso l’irreparabile. Per adesso, attraversando il parco che fu il centro produttivo delle fornaci che producevano i caratteristici mattoni rossi si trovano tanti piccoli segnali di abbandono ma è evidente che se non s’interviene subito, anche con soluzioni tampone, si rischia che la situazione degeneri totalmente. E poi, così com’è stato nel caso del parco del Mercatello, serviranno anche molti più soldi per risistemarlo. I segni dell’abbandono si colgono immediatamente, fin dall’ingresso al parco.

Ma i muretti con le coperture divelte dell’ingresso sono solo un assaggio della serie che si ritrova più avanti. Per adesso, basterebbe sistemare le sedute o i muretti saranno totalmente compromessi. Ma la sensazione che pervade attraversando i sentieri è una sorta di avvilimento nel vedere che il prato è ormai giallo e gli alberi avrebbero necessità urgente di essere innaffiati. Nella grande aiuola dedicata agli alberi di agrumi, i piccoli limoni che stanno spuntando tra le foglie rinsecchite sono un’ostinata reazione della natura ma è evidente che non riusciranno a crescere se non riceveranno l’acqua. Tra l’altro, secondo il progetto originario, ogni aiuola è dedicata a un tema anche se, nel tempo, associazioni varie (per ragioni sicuramente meritorie) hanno piantato anche specie che non hanno nessun nesso con il progetto del parco. In compenso, in alcuni punti, la vegetazione è talmente folta da aver praticamente “mangiato” gli schienali delle panchine. «Ma nessuno innaffia?», si domanda qualcuno considerando che ci sono i tubi e i bocchettoni dell’irrigazione ma, probabilmente, non c’è chi si prende la briga di azionare il meccanismo.

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