Skip to content

Luisa, a Salerno il segnale che una donna ce la può fare

di Eleonora Tedesco
Da 18 anni il suo “Caffè Lalù” luogo di incontro per tutti
Luisa, a Salerno il segnale che una donna ce la può fare

Un po’ psicologa, pronta a discutere di massimi e minimi sistemi, dalla politica internazionale alla moda al costume, non si sottrae. Perché chiunque entri nel “Caffè Lalù” a piazza Portanova non trova soltanto un bar con un’offerta e un servizio di alto livello, trova l’accoglienza, il sorriso, la disponibilità di Luisa Noschese che, da dietro al bancone, guida questa piccola realtà imprenditoriale che, oggi, è diventa maggiorenne. Perché il Caffè Lalù è soprattutto la storia di una sfida vinta, è la storia di una donna, Luisa Noschese, che ha combattuto contro tutto e tutti per dare vita alla “sua” creatura, un piccolo ma grande bar dove i dipendenti sono come una famiglia e i clienti, non importa se sono habituè oppure arrivano per la prima volta, ricevono tutta la cura e l’attenzione possibile, si sentono coccolati. E, in una città, come Salerno, che fagocita senza pietà i locali storici e taglia presto le gambe alle nuove iniziative, arrivare al traguardo dei 18 anni di attività ha tutto il sapore di una corsa a ostacoli finita sul podio.

«Il mio messaggio è rivolto a tutte le donne perché, guardando al mio bar, possano sapere che è possibile creare tanto dal nulla. Anche quando sembra che tutto sia perso, non devono mollare e credere in loro stesse», spiega Luisa che nella vita, fin da bambina, non ha avuto mai sconti. Anzi, come tutte le donne dotate di una particolare bellezza ha dovuto imparare fin da subito a scontrarsi contro l’assurdo paradigma che vuole che una donna bella sia anche stupida e che debba avere per forza un uomo – magari di potere – che le spiana la strada. «Tutto è iniziato per istinto: incontrai il proprietario del bar di Portanova che era chiuso e, senza sapere nemmeno bene io perché gli proposi di rilevarlo», ricorda commossa. Da quell’incontro casuale è incominciata l’avventura imprenditoriale di Luisa a cui ormai stava strettissimo il ruolo di “volto” del bar delle Rose e che sapeva di essere pronta a spiccare il volo.

Quell’esperienza dura degli anni, poi le cose cambiano, il bar chiude. Cuore e istinto, il destino bussa di nuovo: «mentre camminavo dopo avere rilevato quello che oggi è il mio bar mi chiedevo soltanto: ora come farò perché la sfida economica era importante. Ma non mi sono scoraggiata e soltanto grazie alla mia fede e alla mia famiglia, a mia madre a ai mei fratelli sono riuscita nell’impresa». Punto di riferimento al bancone, perno per la famiglia, mentre si racconta fa venire in mente la Sally di Vasco, una donna che ha solo voglia di deporre le armi e coltivare i suoi sogni. Perché, per Luisa, i 18 anni del bar – con i collaboratori Nikol Spero, Giuseppe Noschese e Yuri Criscuolo – sono un traguardo a cui è arrivata ma anche il punto da cui ripartire, sempre con gli occhi rivolti verso gli States e verso il futuro, indipendentemente dalla mentalità di una città che ha ambizioni europee ma cittadini ancora provinciali.

Leggi anche

Salerno, colpo grosso al market: bottino da 60mila euro
Salerno, gli Archi del Diavolo simbolo di degrado
Salerno, bagno alla Rotonda: un telo per coprirlo