Ha seccamente rigettato tutte le accuse. Il maestro di taewkondo capaccese, classe ‘56, ai domiciliari dall’alba di lunedì scorso, ieri mattina s’è presentato dinanzi al gip Giandomenico D’Agostino per l’interrogatorio di garanzia. È agli arresti con l’accusa di violenza sessuale (palpeggiamenti, strusciamenti e contatti un po’ più spinti) aggravata dall’età delle vittime, due gemelline di 11 anni e una bambina di nove, e dal teatro del delitto, la palestra d’una scuola elementare, ed è indagato pure per reati analoghi che avrebbe perpetrato su altre quattro minori, in un caso finanche nel 2013.
Apparso in tribunale in compagnia dei suoi avvocati di fiducia, Marco Nigro e Francesco Raeli, ha deciso di non sottrarsi alle domande del giudice e di Gianpaolo Nuzzo, pm titolare delle indagini delegate agli agenti della polizia postale. Un lungo interrogatorio, nel corso del quale il maestro d’arti marziali ha respinto gli addebiti, sofferde per quel che riguarda i presunti abusi in palestra, sull’impossibilità fisica di mettere in atto episodi simili, soprattutto tanto plateali, ancor di più con la contestuale presenza d’almeno un’altra decina d’allievi. E poi ha negato che gli altri episodi, quelli all’interno dell’auto dopo gli allenamenti, siano accaduti.
Il collegio difensivo non ha richiesto revoca o affievolimento della misura cautelare, affidandosi al Tribunale del riesame, al quale lunedì è stata già proposta istanza. S’attenlia la fissazione dell’udienza. E pure l’incidente probatorio nel corso del quale le altre quattro presunte vittime (assistite dagli avvocati Sergio Perongini, Salvatore Mastromandosi, e Domenico Vecchio) potrebbero confermare o ritrattare le dichiarazioni rese alla polizia giudiziaria.