«Solo Carmine Alfano aveva interesse ad uccidere Armando Faucitano, contro di lui ci sono prove schiaccianti. Per Marcello Adini e Pasquale Rizzo non sono stati trovati riscontri per la colpevolezza». Sono queste le motivazioni dei giudici della Corte d’Assise di Salerno, contenute in 73 pagine, sul delitto avvenuto in piazza Falcone e Borsellino nell’aprile di nove anni fa per il quale Alfano, alias Bim bum bam e ritenuto contiguo ai clan boschese Aquino-Annunziata, è stato condannato all’ergastolo mentre gli altri coimputati che rispondevano in concorso del reato di omicidio sono stati assolti per non aver commesso il fatto.
Le minacce
I giudici hanno rimarcato come lo stesso Alfano si sia procurato la moto per commettere l’omicidio tramite Giovanni Barbato Crocetta, condannato a 4 anni e 2 mesi per ricettazione (non avrebbe saputo dell’utilizzo del mezzo, ndr), e come qualche giorno prima dell’agguato a Faucitano abbia minacciato in strada alcune persone a cui si era rivolto la stessa vittima al fine di ottenere un prestito di 700 euro per estinguere il debito per la droga che Faucitano avrebbe avuto con Alfano. «Se non pago la droga quello mi uccide», disse al collaboratore di giustizia Dario Spinelli che poi fu minacciato da Alfano: «Se esce il mio nome ti sparo».
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