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Battipaglia, militari al Comune: presi pure atti del ‘52

di Carmine Landi
Carabinieri e finanzieri acquisiscono remote concessioni di palazzi demoliti e poi ampliati: sospetti sugli standard
Battipaglia, militari al Comune: presi pure atti del ‘52

Quando hanno lasciato i corridoi dell’Ufficio tecnico municipale, alle 14,10, i militari e i consulenti tecnici del pm si trascinavano dietro un carrellino, di quelli per la spesa al supermercato. All’interno c’era uno scatolone stracolmo di scartoffie. Carte ingiallite: alcune risalgono a 72 anni fa. La task-force di carabinieri e finanzieri ha acquisito tutto su mandato di Alessandro Di Vico, uno dei pm (l’altro è Elena Cosentino) titolari delle indagini sui presunti abusi d’ufficio nel rilascio d’otto permessi di costruire, che ha firmato la seconda ordinanza d’esibizione di documenti dopo quella eseguita il 3 giugno scorso.

L’operazione

A Palazzo di città sono tornati i carabinieri del Nucleo investigativo (tenente colonnello Gabriele Lo Conte) del Comando provinciale di Salerno, agli ordini del colonnello Filippo Melchiorre, quelli del Norm della Compagnia di Battipaglia, temporaneamente diretta dal capitano Donato Recchia, e i finanzieri della Sezione operativa volante della Compagnia cittadina, guidata dal capitano Agostino Fasulo. Con loro l’ingegner Fabio Cafiero e l’architetto Simona Penza, consulenti tecnici della Procura, che indaga sugli otto palazzi della discordia, edificati tutti (ad esclusione d’uno) in forza del Piano casa, che ha consentito d’abbattere i vecchi stabili e di ricostruirli con ampliamenti volumetrici sospetti per i pm, che nutrirebbero riserve pure sugli standard lasciati alla collettività, e legittimi per i tecnici del Comune. L’inchiesta ha indotto gli investigatori ad acquisire i titoli originari, quelli a monte dell’innalzamento dei palazzi successivamente abbattuti per dar vita ai nuovi.

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