«Stavamo rientrando a casa, io, Milo e un altro proprietario di un locale, quando all’improvviso Milo ha sparato un colpo di pistola sorprendendoci tutti». Queste le parole del 31enne rumeno Marius Naculai Nicuta, collaboratore di Pasquale Milo nella gestione del Okupà, il locale di via di Mezzo ad Angri che domenica notte fu infastidito dal 35enne Mario Carotenuto morto per essere stato colpito da quel colpo di pistola sparato da via Giudici, nel centro torico di Angri. Nikuta è l’unico che ha risposto alle domande del Gip durante la convalida del fermo, avendo Milo scelto di continuare ad avvalersi della facoltà di non rispondere. Entrambi gli avvocati andranno al Riesame.
Il 31enne rumeno ha ammesso di avere la mazza da baseball con lui, ma per difendersi, essendo Carotenuto armato di forbici e temendo altre sue violenze di cui si sarebbe reso protagonista tra sabato sera e domenica notte. Il terzo uomo che faceva parte del gruppo (solo persona informata dei fatti) sarebbe stato il proprietario del locale danneggiato nella serata di sabato sempre da “’o Guerriero”, come viva soprannominato Carotenuto. Sia Milo sia Nikuta rimangono in carcere, sempre con l’accusa di omicidio premeditato e per futili motivi, con il rumeno quale partecipe morale.
Sostanzialmente, alle ore 22 di sabato scorso, Carotenuto, con problemi noti di tossicodipendenza, sarebbe stato in via Di Mezzo, nel pieno centro della Movida angrese, infastidendo i clienti e alcuni gestori dei locali. Avrebbe prima danneggiato la porta d’ingresso di un bar di via di via Mezzo Nord e sarebbero stati chiamati i carabinieri, ma nel frattempo, Carotenuto si sarebbe dileguato. Intorno all’una di domenica notte, sarebbe tornato in via Di Mezzo Nord a avrebbe continuato a dare fastidio ai clienti del locali, entrando nel Okompà, dove ci sarebbero stati Milo e i suoi familiari, e avrebbe rotto una vetrina di esposizione. Sarebbero arrivati di nuovi i carabinieri che hanno cominciato a cercare Carotenuto. Il 35enne si era allontanato anche questa volta con una vistosa ferita al mento e un’altra all’arcata sopraccigliare. I tre, Milo, Nikuta e il proprietario del primo locale preso di mira da “’o Guerriero” stavano rientrano a casa quando avrebbe visto il 35enne angresee Milo, all’improvviso avrebbe estratto una pistola sparandogli.
Per la procura, invece, i due avrebbero premeditato l’assassinio e seguendolo lo avrebbero raggiunto all’incrocio dello sparo. L’autopsia, ieri, sembra aver confermato che un colpo di pistola calibro 9 è stato sparato da 20-30 metri, colpendo il 35enne alla femorale alla coscia destra da qui in forte sanguinamento che ha causato la morte. Oggi alle 11 nella chiesa dell’Annunziata si terrà il funerale.