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Offese omofobe all’Università di Salerno, bufera sul prof Alfano

di Salvatore De Napoli
Gli specializzandi intercettano il direttore della scuola di Chirurgia estetica: «I binari non esistono: nel forno e si risolve il problema»
Offese omofobe all’Università di Salerno, bufera sul prof Alfano

«Qui ci sono gli uomini e le donne, i binari non esistono». Iniziano così gli audio – registrati da alcuni specializzandi – del professore Carmine Alfano, direttore della scuola di specializzazione in Chirurgia estetica dell’Università di Salerno. «Tutti quanti là dentro, nel forno crematorio a Cava di Tirreni e abbiamo risolto il problema», il prosieguo della captazione in cui mostra un’avversione agli studenti gay. Negli altri audio finiti al centro di un’inchiesta del settimanale “L’Espresso”, il docente si rivolge agli specializzandi in un modo certamente non edificante per un medico e in un contesto accademico.

Le testimonianze choc

Alfano, che domenica e lunedì prossimi affronterà il ballottaggio per l’elezione a sindaco di Torre Annunziata, è finito ancor di più sulla graticola dopo la pubblicazione degli audio: al momento, il professore candidato sindaco non replica e pare che si rivolgerà alla magistratura per tutelare il suo nome. E all’Università – così come al “Ruggi” – sono tutti sorpresi, anche se nessuno se ne era accorto che sulla bacheca di Facebook della scuola di specializzazione era stato pubblicato il programma del candidato sindaco Alfano. Ma quelle frasi hanno un peso notevole: «Quello è ricchon, quell’altro è ricchon, sono tutti quanti ricchon pure in televisione e vogliono tutti quanti posti importanti». Gli specializzandi a “L’Espresso” hanno riferito che ogni mattina nello studio del prof partecipano a incontri «in cui l’organizzazione del reparto e la gestione dei pazienti sono secondarie rispetto ai monologhi del professore, che spesso si traducono in offese e urla nei nostri confronti. Noi specializzandi infatti siamo quasi quotidianamente vessati e minacciati con appellativi offensivi ed esclamazioni volgari. Siamo costretti a subire in silenzio e ad ascoltare battute sessiste e omofobe, creando un ambiente di lavoro tossico e umiliante».

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