«Ci sono – sosteneva Sasà, il caporedattore del film “Fortàpasc“- i giornalisti giornalisti e i giornalisti impiegati. I giornalisti giornalisti portano le notizie, gli scoop. Fann’ mal’, fann’ mal’ assaje…». E Giancarlo Siani era proprio così, uno di quei cronisti scomodi in vita, così scomodo che anche dopo la sua morte si è dovuto combattere a lungo per ottenere la verità. Era, un “giornalista giornalista” come recita il titolo dell’opera che è stata realizzata dal writer McNenya, all’anagrafe Stefano Santoro, insieme con Giuseppe De Martino, in arte Amed, nell’area del parcheggio del centro sociale. Anche quest’opera è stata vandalizzata, allungando la serie di “sfregi” che si stanno registrando negli ultimi mesi a Salerno. Quasi certamente chi ha lasciato la scritta offensiva, fortunatamente con un gessetto non indelebile, non si è nemmeno curato di sapere chi fosse il viso che si stava violando.
Le reazioni
Un gesto che, ancor prima che offendere la memoria del giornalista ha mortificato il lavoro, l’entusiasmo e la passione dei tanti, semplici cittadini e volontari, che sono stati coinvolti dall’iniziativa e che, in questi mesi, hanno considerato quel murales un fiore all’occhiello del quartiere. Una prospettiva costruttiva, però, è ancora possibile trovarla come dimostra il post pubblicato sulla pagina social di PaperBoy, il laboratorio giornalistico sociale dedicato a ragazzi specialmente abili. «Ringraziamo gli autori di questo regalo. Fortunatamente – scrive la redazione di PaperBoy- un po’ di gesso va via, la vostra ignoranza (che non è mai la causa, bensì una conseguenza), vorremmo colmarla invece in un solo modo: invitandovi a venirci a trovare in redazione dove saremo ben felici di spiegarvi chi era Giancarlo Siani».