È una comunità composta da giovani famiglie, da tantissimi bambini – come raramente se ne vedono alle funzioni ufficiali al Duomo – e da un mosaico che inizia a comporsi in una dimensione multietnica quella che – letteralmente – inonda di affetto e accoglie monsignor Alfonso Raimo, nominato da Papa Francesco vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno, con sede titolare a Termini Imerese.
L’abbraccio
Mentre attraversa la navata, dopo la consacrazione, la folla di fedeli si raccoglie in una lunga fila e il suo passaggio è accompagnato da un forte e lungo applauso, le mani si stringono alla sua che da poco ha indossato l’anello e la mitra. Un bambino lo blocca, si china e si ferma in un lungo abbraccio.
La cerimonia
L’atmosfera è certamente delle più solenni, anche perché è la prima volta dopo 26 anni che un membro del clero salernitano riceve l’ordinazione episcopale, eppure l’emozione è viva e si percepisce. Monsignor Andrea Bellandi guarda la scena seduto sull’altare, sotto il maestoso mosaico con l’effige della Madonna. Poco prima, nel fargli gli auguri lo aveva chiamato «caro amico», proprio a sottolineare una continuità non soltanto istituzionale ma innanzitutto umana. E il discorso che monsignor Raimo tiene alla conclusione della cerimonia di ordinazione episcopale suona come una grande dichiarazione d’amore alla Chiesa ma anche come il suo personale manifesto.