Chiesti 112 anni di reclusione per lo spaccio di stupefacenti a Scafati e nei vicini comuni vesuviani. Pesanti richieste della Dda per i 14 imputati, alcuni vicini al clan che si rifaceva al defunto Francesco Matrone, “Franchino a Belva”, dell’inchiesta che complessivamente vede 34 finiti sotto processo, di cui 20 hanno scelto di essere giudicati con il rito ordinario. Per “Peppe ‘e Scafati”, al secolo Giuseppe Buonocore, genero di boss Matrone, sono stati chiesti 20 anni di reclusione (difeso dall’avvocato Massimo Autieri, è stato assolto pochi giorni fa in un altro processo). Ben 18 anni chiesti a Pasquale Panariello e 12 per Giovani Barbato Crocetta, entrambi difesi dall’avvocato Gennaro De Gennaro, 16 anni per Francesco Berritto, tutti di Scafati.
Chiesti anche sette anni per Antonio Cesarano di Boscoreale, quattro anni e 2 mesi per Carmine Manzo e Rachele Garofalo , entrambi di Scafati, quattro anni per Vincenzo Starita (detto ‘a “strega”), sempre di Scafati, 4 anni per Felice Veneruso di Gragnano, tre anni e 2 mesi per lo straniero Ben Hadze , un anno e 11 mesi per Ciro Cariello di Boscareale, 3 anni per Vincenzo Teodisio di Angri.
Nei prossimi giorni, invece, sarà deciso il rinvio a giudizio per gli altri 20 imputati. La gang aveva la disponibilità di cocaina, hashish e marijuana che acquistavano nel Napoletano a poco prezzo, vendendolo almeno a quattro volte tanto quanto lo avevano acquistato.