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Coop portuali, il piano lacrime e sangue

di Eleonora Tedesco
Contratti di solidarietà fino al 40% e tagli a tredicesime e ferie: il 17 maggio confronto con operatori e Autorità

Prima ancora che un salvagente gettato per restare a galla, il piano di rientro della cooperativa dei portuali “Flavio Gioia” vuole essere un segnale da parte dei lavoratori che sono pronti a fare sacrifici per poter continuare a opera nello scalo cittadino come da decenni accade.

Contratti di solidarietà al 30 o 40 per cento per i dipendenti con costi fissi mentre il pool di lavoro rinuncerà a tredicesima, quattordicesima e, molto probabilmente, anche alle ferie. Un piano di sacrifici che il numero uno della Culp “Flavio Gioia”, Vincenzo D’Agostino, è pronto a presentare al Tavolo convocato per il prossimo 17 maggio con tutti i soggetti coinvolti nella vertenza, a partire dall’Autorità portuale e dalle grandi imprese che operano all’interno del porto. Perché, se nell’incontro a due con l’Autorità portuale le aziende hanno manifestato la necessità di voler esaminare a fondo il piano di rientro, a questo punto è il momento che l’Ente a dire che ruolo può giocare in questa partita.

«All’Autorità di sistema – spiega D’Agostino – chiediamo che il 15% delle entrate sul carico navi siano destinate alla Compagnia così da consentirci di raggiungere l’equilibrio finanziario; e alle imprese di stabile dei turni precisi per i lavoratori della cooperativa. Non abbiamo nessun lavoratore che deve essere accompagnato alla pensione perché siamo tutti estremamente giovani e non abbiamo necessità di interventi di altra natura».

Insomma, se i lavoratori sono disposti a tirare la cinghia, allo stesso tempo c’è la necessità di accompagnare questo percorso perché, anche questi sacrifici potrebbero non bastare e, comunque, potrebbero essere sostenibili non oltre un anno, poi non ci sarebbe alternativa ai licenziamenti.

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