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Porto di Salerno, scoppia l’incubo licenziamenti

di Alessandro Mosca
Maxi tagli ai turni della coop “Flavio Gioia”, il ministero chiede interventi: : «Se non lavoriamo noi, si fermano tutti»
Porto di Salerno, scoppia l’incubo licenziamenti

Il porto di Salerno, la più grande “industria” della città d’Arechi, piomba nel caos. Perché i lavoratori simbolo dello scalo di via Ligea, quelli della cooperativa Flavio Gioia, ora vedono il loro futuro a rischio: il taglio delle commesse affidate dalle aziende ha comportato a un passivo pesantissimo, pari a circa 650mila euro nel 2023. E la prospettiva per l’anno in corso è ancora più fosca: c’è l’ipotesi, infatti, di chiudere i conti annuali con un rosso intorno al milione di euro. Una situazione insostenibile, dunque, che ha spinto anche i ministeri competenti a chiedere interventi. Sulla pelle dei lavoratori: l’ipotesi, infatti, è far scattare la cassa integrazione straordinaria. Ma, come avvertono dal Culp Flavio Gioia, gli ammortizzatori sociali potrebbero non bastare. Facendo aleggiare sul porto di Salerno l’incubo dei licenziamenti che metterebbero a rischio il futuro di 150 famiglie.

L’allarme del Culp

È il presidente della cooperativa Flavio Gioia, Vincenzo D’Agostino, a far scattare l’allarme e aprire la vertenza porto. Con una lunga lettera inviata non solo alle rappresentanze sindacali di settore ma anche al governatore Vincenzo De Luca e al suo vice Fulvio Bonavitacola, al consigliere regionale Luca Cascone, al sindaco Vincenzo Napoli, all’assessore Rocco Galdi e al presidente della Commissione Bilancio Fabio Polverino, al parlamentare dem Piero De Luca, al segretario provinciale del Pd Vincenzo Luciano. Già l’oggetto della missiva fa capire la situazione di difficoltà: “Licenziamenti porto di Salerno”.

Il documento, poi, dettaglia la questione: «Il modello Salerno non è più un vanto per la portualità», la premessa prima del viaggio nel tempo che ricorda la fondazione della compagnia portuale del 1931 quando poteva contare su oltre 450 lavoratori fino allo stato dell’arte attuale che, in seguito ai tagli disposti a livello ministeriale, fa contare una forza lavoro pari a 150 addetti, compresi amministrativi, tecnici e lavoratori somministrati. «L’evoluzione tecnologica delle attività portuali ma soprattutto le scelte imprenditoriali delle imprese portuali hanno eroso le fondamenta del pilastro della cooperativa, ovvero il lavoro», sottolinea D’Agostino. «Mentre da un lato le merci transitate nel porto di Salerno s’incrementavano fino a raggiungere traguardi insperati, dall’altro si preparavano i “funerali” della cooperativa». Una situazione fosca, dettagliata nei numeri dal presidente del Culp Flavio Gioia: «La pesante perdita ordinaria registrata nel 2023 di oltre 650mila euro, che la cooperativa esaminerà nell’assembea di discussione di bilancio, dà spunto e obbliga l’assunzione di provvedimenti per ottenere l’equilibrio economico-finanziario». Le ipotesi sul tavolo sono il ricorso alla cassa integrazione straordinaria per amministrativi e tecnici ma anche l’apertura dello stato di crisi aziendale «con decuratzione della retribuzione – sottolinea D’Agostino – ovvero la mancata corresponsione di tredicesima e quattordicesima». Ma l’allarme del presidente del “Flavio Gioia” è che queste rinunce potrebbero non bastare.

Il caso dei turni “tagliati”

Gli ammortizzatori sociali, dunque, potrebbero non rappresentare la soluzione per garantire la prosecuzione dell’attività della cooperativa di lavoratori portuali. «Le statistiche dei traffici risultano altalenanti fra il 2015 e il 2023: i valori medi utilizzati per determinare il pool di manodopera portuale nel periodo di vigenza dell’attuale autorizzazione sono simili, circa 13mila tonnellate. Ma l’impiego del personale, invece, è passato da 25mila a 16mila turni di lavoro, con una flessione del 36% pari a 9mila turni. E la proiezione per il 2024 è addirittura peggiore», i numeri sviscerati per far emergere il crollo delle commesse per la “Flavio Gioia”.

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