Timbra il cartellino, entra in reparto e non lavora. Lui vorrebbe dare una mano. Ma ha ricevuto un ordine preciso dalla primaria del reparto. Non deve avere contatti con malati e colleghi. Deve trascorrere il turno di lavoro senza fare niente. Immobile, come una sfinge.
La vicenda dell’ospedale di Eboli è arrivata all’attenzione del consiglio dell’Ordine degli Infermieri. E a breve potrebbe finire all’attenzione della magistratura contabile, alias Corte dei Conti.
Il casus belli sarebbe esploso alla fine del 2023, in merito alla poltrona di caposala. Il vecchio responsabile è andato in pensione ed è stato sostituito da una giovane collega. L’ultima arrivata, la definiscono in maniera un po’ rude in ospedale. L’infermiere pagato, ma obbligato a non lavorare, aveva più anni di anzianità. Aveva più titoli per ricoprire quella carica. Ma la primaria gli ha preferito un’altra persona. Più giovane. Scelta legittima. Dai risultati imprevedibili. Tra i due (primaria e infermiere “bocciato”) si sono deteriorati i rapporti. Fino al paradosso che l’infermiere timbra il cartellino ma non può svolgere le sue mansioni professionali.