L’aeroporto “Costa d’Amalfi” è stato finanziato anche coi contributi annuali dei titolari di cave estrattive. Ma dal prossimo 5 marzo tutto potrebbe cambiare e, soprattutto, potrebbero essere chiusi i rubinetti. E, da un momento all’altro, l’aeroporto, da un punto di vista pubblico, potrebbe trovarsi senza più questi fondi. La Corte Costituzionale dovrà infatti esprimersi sull’incostituzionalità o meno dell’articolo 17 della legge della Regione Campania n. 15 dell’11 agosto 2005 e dell’articolo 19 della legge della Regione Campania n. 1 del 30 gennaio 2008 per contrasto con l’articolo 3 della Costituzione.
Il ricorso della Decav
A chiamare in causa la Consulta è stato il giudice Ulisse Forziati della X sezione civile del Tribunale di Napoli, in merito al ricorso della Decav srl, società che ha impugnato il decreto dirigenziale 22/825 del 20 gennaio 2017, con cui la Regione Campania l’aveva autorizzata, parzialmente e provvisoriamente, in via di autotutela, a svolgere una serie di lavori di messa in sicurezza della cava sita in località “Fiumillo”, nel Comune di Battipaglia, e a commercializzare una parte dei materiali movimentati. La società ha contestato “l’obbligo del versamento, per i titolari di autorizzazione e di concessione alla coltivazione di giacimenti per attività di cava, di un contributo annuo commisurato all’entità del materiale estratto e destinato al finanziamento dei lavori di completamento e avvio dell’attività dell’aeroporto di Pontecagnano nonché di tutte le attività di gestione societaria”. E l’obbligo del versamento, per i titolari di autorizzazioni e concessioni estrattive, “di un ulteriore contributo ambientale annuo commisurato al tipo e alla quantità dei materiali estratti, con destinazione del 50% del contributo ad alimentare il Fondo per la eco-sostenibilità e del restante 50% al finanziamento di azioni amministrative di settore”.
Il balzello regionale
“Soltanto la caducazione delle suddette disposizioni – scrive il giudice nella sua sentenza – è in grado di riportare alla razionalità il settore, ponendo un limite al potere del legislatore regionale di imporre balzelli, in concreto, privi della funzione indennitaria, che li giustificherebbe in via astratta”