Sono l’ultimo anello della catena criminale ma i primi ad essere esposti e a rischiare seriamente di compromettere il proprio futuro e la stabilità delle loro famiglie. Sono sempre di più i casi registrati dalla polizia postale di giovani, poco più che diciottenni, che, per 50 o 100 euro vendono la propria identità a truffatori che intestano a loro nome i conti correnti dove confluiscono i proventi delle attività illecite. Qualcuno lo fa inconsapevolmente, altri pensano che quel guadagno tutto sommato facile non sia poi così rischioso, altri ancora pensano di farla franca facilmente. La realtà è che sono i primi a essere individuati dalle forze dell’ordine e si ritrovano con la fedina penale “sporca” (quindi l’esclusione dai concorsi pubblici, ad esempio) e con famiglie costrette anche a indebitarsi per pagare gli avvocati. Si tratta di un fenomeno in crescita con cui sempre più frequentemente gli inquirenti si trovano a confrontarsi e che, recentemente, è riemerso nel corso di una delle ultime operazioni condotte dalla polizia postale nella quale sono coinvolti anche due giovanissimi battipagliesi.
Un nuovo bacino per i truffatori
Lo schema della truffa è sempre lo stesso: arriva un sms apparentemente riconducibile al servizio clienti dell’istituto di credito della vittima che lo avvisava di un attacco informatico in corso sul suo dispositivo mobile e sui conti correnti collegati; cliccando su un link riportato nello stesso messaggio, può però avviare una fantomatica procedura di blocco per la messa in sicurezza del capitale. Subito dopo aver seguito le indicazioni dei criminali, il malcapitato riceve una telefonata di un sedicente operatore del servizio antifrode della banca che, dopo aver confermato che il conto corrente è sotto attacco, induce la vittima a spostare tutti i propri risparmi verso conti “sicuri” al fine di interrompere i “prelievi non autorizzati”