“Prestanome” senza alcun potere. In alcuni casi, neanche di firma. È quanto emerge nell’inchiesta della Procura di Salerno condotta dalla Guardia di finanza sulla “cricca dei locali” che ha portato all’iscrizione sul registro degli indagati di 31 persone, tutte accusate a vario titolo di associazione per delinquere, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e autoriciclaggio ed altre ipotesi investigative e al sequestro di alcuni dei bar e ristoranti più importanti della città.
L’intercettazione
E proprio le firme di chi risultava essere amministratore delle società in alcuni casi venivano falsificate. È quanto emerge in un’intercettazione captata dai finanzieri il 23 novembre del 2021: Enzo Bove, uno dei vertici dell’organizzazione finito agli arresti domiciliari al pari di altre cinque persone, contatta un suo familiare (non indagato nel procedimento) chiedendogli una “cortesia”: «Ti ho mandato due cose, una con un whatsapp e uno come coso… me li devi stampare… quello di… tu se li firmassi pure e li restituissi… ma tu hai pure lo scanner? (…) li stampi, li firmi, ci metti il timbro a penna Non ti Pago… vedi che società sono, non mi ricordo… mi pare che tutte e due Non Ti Pago… vedi che devi firmare Vincenzo Casciello, non devi firmare Enzo Bove, eh, va bene?», dice al telefono l’imprenditore “re dei ristoranti” di Salerno.