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Alle Fornelle, «Prima le case, i murales si rifaranno»

di Eleonora Tedesco
I disegni con le parole di Gatto destinati a essere cancellati per i lavori. I residenti: «Opere attese, viviamo nell’umidità»
Alle Fornelle, «Prima le case, i murales si rifaranno»

Quei murales, quei disegni ricamati con le parole di Alfonso Gatto non sono stati semplicemente un’operazione di recupero di un quartiere ma una leva di riscatto, di educazione al bello che gli abitanti delle Fornelle ora rivendicano con forza. Anche se, non con poca amarezza, sono rassegnati al fatto che i lavori che già partiti per il restyling dei palazzi di edilizia residenziale popolare riguarderanno anche le facciate e, dunque, comporteranno la cancellazione di alcune opere di street art. Ma i residenti del quartiere sono altrettanto fiduciosi del fatto che, una volta terminati gli interventi di efficientamento energetico e sismico, quei graffiti ritorneranno a fare bello il quartiere. «Per noi questi graffiti sono stati importantissimi: ma guardate quanta umidità viene fuori dalla facciata. Non si poteva fare diversamente. Ci hanno detto i tecnici dell’amministrazione che saranno rifatti», spiega dal balcone uno degli abitanti del rione nel cuore della città antica.

Perché vanno bene i turisti, belli i murales ma le case sono pur sempre prioritarie. «Aspettavamo questi lavori da decenni e ora che sono arrivati non possiamo certamente dire che non li vogliamo. Tra l’altro, li stanno realizzando a regola d’arte, anche all’interno delle case dove, per anni, è cresciuta l’umidità. La nostra speranza è che saranno ridisegnati», spiega uno dei personaggi storici del quartiere, Franco Liguori , per tutti Franchino. «Io qui ci sono nato e posso dire che siamo tutti una grande famiglia, fatta eccezione per tanti che arrivano da fuori e stanno prendendo casa qui. Per la prima volta, grazie ai murales, abbiamo visto i turisti. In alcuni casi arrivano alla ricerca dell’ascensore per il Giardino della Minerva e restano estasiati dal nostro quartiere. Per loro abbiamo imparato anche un po’ d’inglese basico: elevator per indicare l’ascensore; floor one per il piano della Minerva. Insomma, grazie ai graffiti abbiamo avuto attenzione, turisti e un rinnovato senso di orgoglio. Se accade qualcosa di brutto qui, non è certamente per colpa di chi ci abita ma di quelli che arrivano, soprattutto di notte».

Franchino è talmente radicato nel quartiere da esserne diventata la memoria. «Qui c’era un palazzo», dice indicando l’area dove ora c’è un parcheggio. «Il rione ha avuto tante migliorie ma si dovrebbe fare ancora di più rispetto alla cura del verde e della pulizia e all’attenzione ai turisti. Servirebbe, ad esempio una segnaletica più chiara per orientarli verso il Giardino della Minerva: se non ci fossimo stati noi, gruppi interi di inglesi e tedeschi si sarebbero persi trai vicoli del centro storico».

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