Armato di un coltello di grosse dimensione, rapina due persone alla stazione ferroviaria. Il primo colpo è andato in porto. Il secondo è fallito. La prima vittima era un pensionato in attesa del treno. Il rapinatore ha avuto gioco facile. La lama puntata al collo dell’anziano. Poche parole, minacciose e volgari. Il pensionato cede i soldi. E resta impietrito. Al gelo della stazione. Il malvivente non è soddisfatto. Intravede un’altra vittima. È più giovane. Più muscolosa. L’avvicina comunque, armato di coltello. Altra minaccia. Ma questa volta gli va male. Il dipendente delle Ferrovie dello Stato si divincola. Reagisce. E spintona il rapinatore. Le minacce cadono nel vuoto. Secondo colpo fallito. Il rapinatore capisce che non è aria. Che rischia di farsi male. Gira i tacchi e fugge via.
Scatta l’allarme. Arrivano i carabinieri. Ci sono pochi testimoni, rannicchiati al freddo. Il bar è chiuso. L’unica sala d’attesa è senza porte. «Faceva un freddo cane – racconta una signora in attesa del treno- sinceramente non ho capito cosa sia successo, fino a quando non sono arrivati i carabinieri». Il dipendente di Ferrovie dello Stato è salito sul primo treno. Doveva prendere servizio a Napoli. Avrebbe rischiato il licenziamento. È andato via, senza aspettare gli investigatori. Anche il pensionato si è allontanato, prima dell’arrivo dei carabinieri. Sconvolto per la rapina, le minacce e il “coltellaccio” che si è trovato puntato alla gola.