Blitz antidroga in varie province campane: militari in azione anche a Salerno. A Castel Volturno (Caserta) e in altri centri delle province di Caserta, Salerno e Teramo, i carabinieri della compagnia di Santa Maria Capua Vetere, supportati da assetti specialistici dell’Arma, stanno dando esecuzione a una misura cautelare emessa dal gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, su richiesta della locale procura, nei confronti di persone, anche extracomunitarie, ritenute responsabili di spaccio di sostanze stupefacenti. Contestualmente i militari dell’Arma stanno eseguendo mirate perquisizioni in alcune strutture nel comune di Castel Volturno.
Lo spiegamento di forze
Cento uomini, 40 mezzi, 20 militari di supporto delle squadre speciali sos, 4 unità cinofile per la ricerca di stupefacenti, armi ed esplosivi. Sono queste le forze messe in campo nel corso dell’operazione che ha portato all’esecuzione di 13 misure cautelari. Due gli arresti in flagranza eseguiti nel corso delle perquisizioni di questa notte e oltre 500 grammi di stupefacenti sequestrati tra cocaina, eroina e hashish.
Le indagini, i riti voodoo e i legami con Salerno
II provvedimento cautelare costituisce l’esito di un’articolata attività investigativa diretta dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere e condotta dalla Stazione Carabinieri di Grazzanise tra il mese di novembre 2020 ed il mese di novembre 2021 che, anche attraverso attivatà tecniche, ha consentito di accertare le responsabilità, a vario titolo, nello spaccio di sostanze stupefacenti in capo agi indagati (1 ghanese, 5 nigeriani, 5 italiani, 1 tunisino ed 1 venezuelano) nei confronti dei quali sono stati contestati quasi 400 episodi di cessioni di droga, prevalentemente eroina e cocaina. In particolare, è emersa una piazza di spaccio a Castel Volturno gestita dagli indagati africani che rivendevano anche a spacciatori delle province di Salerno, Teramo e Perugia, nonché nel Comune di San Felice a Circeo. Nel corso delle indagini sono stati arrestati in flagranza di reato 6 persone. Inoltre, è emerso che alcuni degli indagati extracomunitari avevano contatti con trafficanti di stupefacenti operativi in Africa, in particolare in Malawi, nonché con un uomo in Nigeria al fine di sottoporsi a un rito “voodoo” propiziatorio per scongiurare possibili eventi negativi nello svolgimento dello spaccio.