La casella scheletro, il famigerato “58” che al gioco dell’oca obbligava il giocatore a tornare al via. È lì che sentono d’essere ripiombati Alfredo De Simone e Gilda Irollo, i due “sposi impossibili” salernitani, involontariamente assurti agli onori della cronaca nazionale per aver scoperto di non poter convolare ad agognate nozze a causa d’un matrimonio fasullo contratto a nome dell’uomo – ma a sua insaputa – da un signor X munito di documenti contraffatti e da una giovane dominicana.
La vicenda
Luglio 2014, Santo Domingo: per quel connubio fittizio la donna – che ora vive a Legnano – avrebbe pagato un’ingente somma di danaro, mossa dall’anelito «di conseguire la legittima permanenza sul territorio italiano»: risultanze delle indagini difensive espletate da Assunta Mutalipassi, avvocato di De Simone, confluite in un corposo ricorso fresco di deposito dinanzi ai giudici della Prima sezione civile del Tribunale di Salerno. Lo “sposo a sua insaputa” fa causa, chiedendo il contradditorio con la 40enne dominicana, con il presunto vecchio amico salernitano – che si stabilì a Santo Domingo, salvo poi tornare in patria – finito col suo bel viso nello spazio riservato alla foto del passaporto taroccato (che, per il resto, recava comunque le generalità del malcapitato De Simone) esibito per celebrare il matrimonio e con il Comune di Salerno.