Udienza interlocutoria, quella di questa mattina dinanzi al gip del tribunale di Napoli Enrico Campoli, sulla richiesta di rinvio a giudizio per corruzione nei confronti di sette imputati tra i quali spicca il nome di Danilo Iervolino, ex proprietario della Pegaso e oggi presidente della Salernitana. Il giudice, ascoltate le parti, ha deciso di rinviare al prossimo 21 dicembre, in attesa di fissare l’udienza preliminare a gennaio.
Tutto ruota attorno all’utilizzabilità delle intercettazioni che arrivano da altra Procura (quella di Catanzaro) e inizialmente disposte per altri reati: la questione, sollevata dai legali, ha spinto la Corte di Cassazione a rinviare la decisione alla Sezioni Unite. Secondo l’accusa – la Procura di Napoli rappresentata dal pm Henry John Woodcock – nel 2018 Iervolino avrebbe assunto il figlio della segretaria del ministero del Lavoro come professore alla Pegaso, nell’ambito di un complesso scambio di favori per vicende legate alla scissione parziale del patronato Encal-Inpal in patronato Encal-Cisal e patronato Inpal.
«Al di là delle intercettazioni – ha detto il pm Woodcock – ci sono tutti gli elementi per sostenere l’accusa in giudizio». Insieme a Iervolino, rischiano il processo il segretario generale del sindacato Cisal Franco Cavallaro, il segretario generale del Ministero del Lavoro Concetta Ferrari, Fabia D’Andrea, all’epoca dei fatti vice capo di Gabinetto del ministro del Lavoro, Mario Miele, Francesco Fimmanò, e Antonio Rossi, figlio della Ferrari. La Pegaso, rappresentata dall’avvocato Giuseppe Iannaccone, ha chiesto di costituirsi parte civile ma non contro Iervolino e Fimmanò.