Centro di procreazione medicalmente assistita del “Ruggi d’Aragona” fermo al palo dal 2014. Nel frattempo, dal primo gennaio 2024, la procreazione medicalmente assistita (Pma) entrerà nei Livelli essenziali di assistenza (Lea). E ciò vuol dire che le prestazioni – sia quella cosiddetta di “primo livello” che riguarda in questo caso l’inseminazione nell’utero materno; sia quella di secondo livello fuori dall’utero materno dovranno essere garantite ai cittadini dal Servizio sanitario nazionale. A seconda dell’ausilio fornito agli aspiranti genitori, sono previste prestazioni gratuite o dietro pagamento di una quota di partecipazione ( il cosiddetto ticket), per garantire uniformità nell’accesso al diritto su tutto il territorio nazionale. Nel dettaglio il ministero della Salute prevede che le coppie non pagheranno nulla per l’omologa, mentre per l’eterologa il costo del ticket sarà deciso dalle singole Regioni, indicativamente intorno ai 1.500 euro.
La richiesta delle famiglie salernitane
Il servizio a costo zero, dunque, potrà favorire un aumento in città e in provincia di coppie interessate ad allargare il nucleo familiare. Secondo la Siru (Società italiana della riproduzione umana) molte coppie che finora sono state frenate dai costi poco accessibili ai più della procreazione medicalmente assistita (dai 3.500 a 6-7mila euro per una fecondazione omologa e dai 5 ai 9mila euro per una eterologa), dal prossimo anno si rivolgeranno al Servizio nazionale per provare ad avere un figlio. Dunque le nuove disposizioni ministeriali dovrebbero dare una spinta definitiva – almeno si spera – all’apertura del centro di via San Leonardo che, paradossalmente, già possiede la struttura e il personale necessario all’avvio del servizio ma che, nei fatti, da quasi dieci anni ormai, non è mai partito. Con molte coppie con problemi di fertilità costrette spesso a migrare in altre regioni o a rivolgersi a centri privati, con notevoli costi da sostenere.
I fondi mai utilizzati
Al “Ruggi” alcuni fondi destinati circa una decina di anni fa non sono stati affatto utilizzati. I ritardi nell’attivazione del centro sono stati determinati anche dallo spostamento delle sedi in cui realizzare la struttura sanitaria (sballottata da un edificio a un altro del presidio di via San Leonardo) e dalle autorizzazioni da parte dell’Asl di Salerno. Era il 2014 quando l’ospedale “Ruggi d’Aragona” ricevette per il Centro i primi fondi del Ministero dellaSanità, per l’esattezza 600mila euro. Avrebbero garantito l’inizio dei lavori, ma quei fondi non furono utilizzati. Questo fu il primo di una serie di problemi che determinò l’accumulo dei ritardi nell’istituzione del centro guidato dal ginecologo Giorgio Colarieti che da sempre ha portato avanti il progetto della procreazione assistita a Salerno.