Una prima gravidanza a 25 anni e la nascita di Annachiara. Una grande gioia per mamma Immacolata Lamberti, per tutti Tina, e papà Salvatore Lambiase. Dopo quattro mesi, quello che non ti aspetti: Annachiara sgranò gli occhi e piegò la testolina all’indietro, mentre si trovava in braccio alla madre. La corsa in ospedale ma per la bimba non ci fu nulla da fare. A distanza di due anni una seconda gravidanza.
La seconda tragedia e il tentato suicidio
Il 4 novembre 1997, nel giorno di San Carlo, Tina diede alla luce un’altra femminuccia. La chiamarono Carla. Questa volta il destino fu ancora più crudele. A poco più di un mese dalla nascita, dopo essere stata al Meyer di Firenze su suggerimento della dottoressa cavese Mariagrazia Gentile, per accertamenti, quando tutto sembrava procedere per il meglio, un’altra disgrazia: mentre la giovane mamma era in cucina a preparare il latte, la nonna materna che era appena giunta a casa scorse nel passeggino la piccola con gli occhi sgranati e del liquido violaceo che usciva dalla narice destra. Anche in quell’occasione le urla, la corsa a piedi al vicino ospedale di Cava dove i medici diagnosticarono la morte cerebrale della bimba. I familiari ottennero comunque di trasferire la piccola in elisoccorso all’ospedale di Battipaglia. Il suo cuoricino continuò a battere fino a sera, poi pù nulla. Furono giorni disperati, con mamma Tina decisa a farla finita. La salvarono due giovani mentre stava tentando di lanciarsi dal ponte a Camerelle.
La rinascita
Oggi a distanza di 29 anni, Tina ha deciso di raccontare quegli anni terribili. Per aiutare attraverso la sua esperienza le tante mamme in difficoltà che disperano di potercela fare. Lei è uscita dal tunnel grazie a delle sedute psicologiche effettuate per sette mesi al centro di salute mentale di Pregiato, con la dottoressa Teresa Ferraioli. Quando ormai aveva perso ogni speranza e avviato le pratiche per l’adozione di due gemellini (ma suo marito si oppose), Tina rimase di nuovo incinta. E nel 2000 nacque a Firenze, Antonio, ora studente universitario di agraria chimica. Tina, che a dicembre compirà 54 anni, è l’esempio di donna e mamma coraggio.
Il racconto di Tina
«Quella mattina Annachiara stava bene, la tenevo in braccio – racconta Tina – quando mio marito la venne a salutare per andare a lavoro. All’improvviso vidi mia figlia piegare la testa, gli occhi nel vuoto. Le grida, io svenni, arrivò mio suocero che insieme a dei vicini, ricordo in primis don Peppino Bisogno , la portarono subito in ospedale. Mi ripresi e li raggiunsi: mi venne incontro la dottoressa Gentile, che cercò di consolarmi mentre mi dava la brutta notizia. Sulla mia vita calò il buio. Stavo tutti i giorni al cimitero, fino alla seconda gravidanza che arrivò due anni dopo». Compiuto un mese e alla luce di quello che era successo alla sorellina, Carla venne sottoposta ad esami approfonditi al Meyer di Firenze e presa in cura per tre settimane da un luminare della medicina, il professore Raffaele Piumelli . La bimba era sanissima.
«Il 10 dicembre ci misero in uscita – ricorda Tina – Tornammo a casa. Il giorno dopo andammo pure da una cara zia di mio marito che voleva vedere la bimba. Dopo due giorni, alle ore 9, mia figlia piangeva nella carrozzina perché doveva mangiare. Mentre ero in cucina a preparare il latte, sentii le urla di mia madre. Arrivata in ospedale era in preda alla disperazione: mi spaccai anche la testa, mia figlia era clinicamente morta. Il dottore mi fece firmare il decesso ma per noi la speranza di rianimarla era forte e decidemmo per il trasferimento con l’elisoccorso a Battipaglia. Collegarono mia figlia ai macchinari e la vedevamo attraverso uno schermo. Alle 18.30 mi opposi alla firma per staccarla dai macchinari. Alle 19.30 sopraggiunse il decesso. A quel punto la dottoressa Gentile mi convinse per far eseguire l’autopsia». L’esito parlava di Sids (morte in culla). Oggi Tina è una mamma felice: il suo Antonio ha 23 anni. Ma quelle due piccole vite spezzate sono difficili da dimenticare. Come quei giorni terribili, ormai alle spalle.