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Spese per la Sanità, criticità senza fine

di Alessandro Mosca
Promosso il bilancio di Palazzo Santa Lucia, restano i problemi su liste d’attesa e pagamenti
Spese per la Sanità, criticità senza fine

Il giudizio sul rendiconto per l’esercizio del 2022 è positivo. Ma nella maxi relazione della Corte dei Conti che fa le “pulci” ai movimenti della Regione Campania emergono le solite criticità, in particolare per quanto riguarda la Sanità, il comparto che assorbe gran parte del bilancio di Palazzo Santa Lucia. Delle “macchie” che, al netto dei miglioramenti riscontrabili sui conti regionali – da un disavanzo complessivo di 5,6 miliardi si è passati a 3,8, con una riduzione di quasi 2 miliardi – fa emergere anche le difficoltà dell’Ente di attuare delle misure funzionali, in particolare per quanto riguarda lo smaltimento delle liste d’attesa, la tempestività dei pagamenti e la verifica degli obiettivi dei direttori generali. A questo, poi, si aggiungono altre “censure”: la Corte dei Conti, infatti, ha chiesto chiarimenti sugli stanziamenti dei fondi per la cultura (in particolare per quelli destinati al teatro San Carlo di Napoli), nella gestione delle concessioni balneari e delle società partecipate, come il Consorzio Aeroporto Salerno- Pontecagnano.

Le “censure” sulla Sanità

Nel corso del giudizio di parificazione di ieri, il procuratore regionale della Corte dei Conti della Campania, Antonio Giuseppone, ha evidenziato che le “sottolineature” della relazione sono «suggerimenti che vengono dati affinché la Regione possa migliorare la gestione futura». Ma nel documento, però, le criticità vengono messe in risalto in maniera più dura. In particolare per quanto riguarda la Sanità e le sue spese che, nel 2022, hanno fatto registrare «un leggero peggioramento dell’indice medio della tempestività dei pagamenti che tuttavia è ancora fortemente influenzato dalla gestione della massa debitoria pregressa». Gli investimenti avviati nello scorso anno per l’abbattimento delle liste d’attesa, poi, non hanno portato ai risultati sperati, ovvero il raggiungimento del 90% di prestazioni svolte entro i tempi previsti dalle norme. «Per nessuna prestazione specialistica ambulatoriale di classe B viene conseguita la percentuale del 90% che, invece, oscilla tra il 43% (prima visita oculistica) e il 75% conseguito, solo con riferimento alla prestazione dell’elettrocardiogramma ». Sono migliori ma si mantengono sotto i target richiesti – le performance per le prestazioni sanitari differibili che «oscillano tra il 54% (sempre per la prima visita oculistica) e il 100% raggiunto per l’esame colonoscopico ».

I dati sui ricoveri

Dai dati aggregati dei ricoveri, invece, emerge che «la percentuale di ricoveri urgenti entro trenta giorni varia da 46% al 95% (superando la soglia del 90 % solo in quattro prestazioni di ricovero 34 su 17)». Da qui, dunque, la “censura” anche ai manager delle Aziende sanitarie. «Il conseguimento dell’obiettivo del 90% del rispetto dei tempi di erogazione delle prestazioni monitorate rappresenta uno specifico obiettivo di performance per i direttori generali degli enti sanitari da valutare ai fini della conferma dell’incarico – si legge nella relazione – . Allo stato, la commissione per la valutazione dei direttori generali degli enti sanitari non ha valutato il raggiungimento di tali obiettivi. Nonostante ciò, nel corso del 2022 la Regione ha provveduto a confermare alcuni direttori generali ». Fra l’altro, la Corte dei Conti sofferma la sua attenzione anche sui rapporti con i privati convenzionati, in particolare per quanto riguarda i tetti di spesa la cui ripartizione in base alla “spesa storica” – così come evidenziato anche qualche settimana fa dall’Autorità garante della concorrenza – che rischia di creare delle sperequazioni.

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