È la riluttanza a mangiare cibi nuovi o che si conoscono poco e, in genere, riguarda verdure, frutta e legumi. È stata definita neofobia alimentare e colpisce principalmente i bambini che vivono in famiglie con abitudini alimentari lontane dai principi della Dieta Mediterranea. Inoltre, questo comportamento sarebbe più accentuato per i figli unici.
Sono questi i risultati principali di un’indagine del CREA (Consiglio di ricerca in agricoltura e analisi economia agraria) Alimenti Nutrizione, coordinata dalla dirigente di ricerca Laura Rossi ed effettuata su un campione omogeneo di quasi 300 bambini tra i 3 e gli 11 anni, per valutare la relazione tra neofobia alimentare e Dieta Mediterranea.
Si tratta, in effetti, di un comportamento che marcia in senso contrario alle indicazioni care ai popoli mediterranei. I bambini coinvolti nella ricerca, i quali hanno partecipato ad un questionario con l’aiuto dei genitori e di un ricercatore, hanno consentito di valutare quanto il tipo di educazione alimentare possa incidere sul rapporto con la propria nutrizione.
La maggior parte del campione ha mostrato un livello intermedio (67,3%) o alto di neofobia alimentare (18,1%), con tassi elevati tra i bambini di età compresa tra 6 e 11 anni (63,9%) e, soprattutto, nei figli unici (50%). L’aderenza alla Dieta Mediterranea è risultata per lo più bassa (29,5%) o media (54,8%) e ha raggiunto livelli inferiori tra i bambini più neofobici (51,9%; valore p <0,05).
I risultati attuali confermano l’ipotesi dello studio secondo cui la neofobia alimentare è un fattore trainante dell’abbandono della Dieta Mediterranea, mentre la presenza di eventuali fratelli mostra effetti positivi sull’alimentazione.
«Questo studio – dichiara Laura Rossi, ricercatrice CREA e coordinatrice dell’indagine – conferma che molti bambini in Italia sono neofobici. La neofobia nei bambini comporta una alimentazione più disordinata e meno in linea con i dettami della Dieta Mediterranea con il rischio di una maggiore propensione a sovrappeso e obesità. Purtroppo, queste abitudini alimentari tendono a mantenersi tali anche in età adulta per cui è bene attuare da subito strategie di correzione con il buon esempio in famiglia e incoraggiando il bambino neofobico ad ampliare gradualmente le proprie scelte alimentari. In futuro si punterà ad aumentare la numerosità del campione per avere una maggiore rappresentatività delle variabili studiate rispetto alla popolazione generale».