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La mozzarella di bufala campana è sostenibile

di Antonella Petitti
Uno studio scientifico la promuove: ogni kg prodotto ne sottrae 52 di anidride carbonica dall'atmosfera
La mozzarella di bufala campana è sostenibile

Sostenibilità: un termine che siamo abituati a ritrovare in ogni ambito, un obiettivo che diventa guida di ogni scelta. Almeno così dicono le statistiche, le quali descrivono gli italiani come un popolo sempre più sensibile al tema. Non passerà inosservato, dunque, lo studio scientifico realizzato dai professori Luigi Zicarelli, Roberto De Vivo, Roberto Napolano e Fabio Zicarelli, pubblicato sulla rivista “Advances in Environmental and Engineering Research”, basato sul metodo di calcolo della “Carbon Footprint” dei prodotti di origine animale, integrato con l’assorbimento fisiologico di anidride carbonica.

In pratica, sono state quantificate le masse delle varie specie foraggere e cerealicole utilizzate a partire dalle razioni alimentari delle diverse categorie suddivise per età e fase produttiva (asciutta, lattazione, vitelli e manze) utilizzate per la produzione di mozzarella di bufala DOP. Sull’intera massa è stato calcolato il carbonio fissato nel foraggio e, di conseguenza, l’anidride carbonica sottratta all’atmosfera. In sintesi, secondo gli studiosi, l’intero ciclo “dal campo alla tavola” può essere considerato non solo in equilibrio tra input e output, e quindi nullo in termini di emissioni, ma anzi, favorisce un saldo negativo ai fini dei Ghg, ovvero i gas a effetto serra, sottraendone dall’atmosfera più di quanto effettivamente viene emesso.

Va inoltre considerato che il carbonio derivato dalle produzioni animali compie un ciclo chiuso, mentre quello prodotto dai combustibili fossili va solo ad accumularsi nell’atmosfera, senza tornare nel ciclo produttivo. La filiera della mozzarella di bufala campana Dop, dunque, fa bene all’ambiente ed è sempre più green e sostenibile. Per ogni chilogrammo prodotto di mozzarella di Bufala Campana vengono sottratti 52 chili di anidride carbonica dall’atmosfera. «Contrariamente a quanto si afferma sui ruminanti accusati di inquinare, dai nostri studi emerge l’esatto contrario e speriamo che questi dati facciano riflettere e chiarire tante fake news che continuano a circolare», commenta il professor Luigi Zicarelli.

Secondo i dati rilevati dall’Osservatorio economico sulla filiera curato da Nomisma, negli ultimi tre anni, oltre un’azienda su due (il 53,4 per cento) delle realtà socie del Consorzio di Tutela ha realizzato investimenti ambientali, a partire dai pannelli fotovoltaici, che costituiscono il 50 per cento di questi progetti. Quasi il 20 per cento delle aziende ha costruito anche impianti di biogas, e oltre il 10 per cento ha adottato un packaging compostabile. Si tratta di numeri green notevoli in una filiera che conta 80 soci (considerando solo i produttori Dop), 1300 allevamenti e un fatturato da 750 milioni di euro.

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