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Plastica da mangiare. Da inquinamento ad allarme sanitario

di Antonella Petitti
Si trova ormai negli alimenti e nelle bevande
Plastica da mangiare. Da inquinamento ad allarme sanitario

I dati dell’inquinamento ambientale in tutto il mondo sono sempre più allarmanti. Ci raggiungono numeri ed evidenze che ci spingono a fare i conti con una realtà difficile, ma il problema della quantità di plastica che abbiamo immesso nell’ambiente non è più soltanto un problema esterno. In effetti, ormai è un’emergenza che tocca la sfera sanitaria.

Quanta plastica ingeriamo

«L’inquinamento da plastica pervade il Pianeta. La mangiamo con gli alimenti e le bevande, la respiriamo e la assorbiamo venendo a contatto ogni giorno con tessuti sintetici, giocattoli, accessori, cosmetici e tantissimi altri prodotti. Nano e microplastiche sono penetrate oramai nel nostro organismo: ne sono state ritrovate tracce nel latte materno, nel sangue, nello sperma, nei tessuti del cuore e nelle vie respiratorie. L’eccesso di plastica, oggi, non rappresenta solamente un problema ambientale, per la sopravvivenza futura sulla Terra, ma una vera e propria complicazione per la nostra salute quotidiana». Lo ha dichiarato Luca De Gaetano, fondatore e presidente di Plastic Free Onlus, l’organizzazione di volontariato impegnata dal 2019 nel contrastare l’inquinamento da plastica, intervenendo durante il Forbes Live tenutosi al Four Seasons di Firenze davanti a 200 imprenditori.

Gli effetti nocivi sulla salute

«Gli scienziati ci dicono che le numerose sostanze contenute nelle nano e microplastiche possono causare interferenze endocrine con effetti negativi sulla fertilità, aumentato rischio che insorgano alcuni tipi di cancro, possibile effetto obesogeno, ossia può generare uno stato di insulino resistenza sistemica che favorisce l’obesità a ogni età e che può agire anche sul metabolismo del glucosio nei neuroni celebrali con conseguenze sul neurosviluppo. In particolare, possono scaturirsi effetti infiammatori – ha aggiunto De Gaetano – con alterazione della microfibra intestinale e possibili interferenze sull’assorbimento di nutrienti. Per questo, è necessario cambiare da subito le nostre abitudini».

Le “bottiglie” nel nostro mare

L’invito dell’associazione che ormai conta su oltre 260 mila volontari è di puntare su stili di vita maggiormente sostenibili, ma è necessario che anche il mondo dell’impresa sostenga questo cambiamento. L’Italia immette in natura, in media, 0,5 tonnellate di rifiuti plastici all’anno. Nel Mare Nostrum tale materiale rappresenta il 95% dell’inquinamento marittimo e provoca oltre il 90% dei danni alla fauna selvatica e marina. Ogni gesto quotidiano, che nasce in particolare dal momento in cui si fanno gli acquisti, può influire su questi numeri drammatici, sulla nostra salute e su quella dell’ambiente.

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