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Chewing Gum Day

Anche in Italia è stato celebrato il simbolico confetto da masticare
Chewing Gum Day

Creato nel 1870 da Thomas Adams, messo a punto dal venditore di pop corn William G. White a fine secolo, il chewing gum è tutt’altro che una trovata moderna.

Dal 2006, negli Stati Uniti, ogni 30 settembre cade il Chewing Gum Day, una giornata speciale che ricorda al mondo la storia di una delle nostre più diffuse abitudini quotidiane. E, da quest’anno, anche in Italia sono stati organizzati degli eventi dedicati, accendendo i riflettori sui suoi vantaggi.

Pare che già durante la Preistoria gli uomini masticassero cortecce e resine, con tutta probabilità a scopo curativo, al fine di combattere le infiammazioni alle gengive.

Una tradizione comune anche nell’antica Grecia e presso le popolazioni Maya, che masticavano il chicle (la cicca).

Ovviamente ne è passato di tempo fino a che questo prodotto prendesse le sembianze moderne a fine Ottocento, con le successive evoluzioni che appartengono ad una storia certamente più moderna.

La moda si diffuse in Europa durante le guerre mondiali, grazie ai soldati americani: nelle loro scorte, il chewing gum era sempre presente per l’effetto distensivo della sua masticazione in situazioni di grande tensione.

Un effetto benefico che era stato confermato già nel 1930 dal professor H.L. Hollingworth della Columbia University, il quale pubblicò uno studio dimostrando come la masticazione riducesse la tensione muscolare e favorisse il rilassamento combattendo ansia e piccole nevrosi. Studi successivi hanno sottolineato il suo supporto in momenti di particolare concentrazione.

Oggi, in Italia, sono oltre 8,5 milioni le famiglie che acquistano chewing gum e il gusto preferito resta la menta.

Sempre più considerata un alleato per l’igiene dentale, resta però un velo sulla sua reputazione per via dei danni ambientali che provocherebbe. Essendo ormai realizzata con una gomma del tutto sintetica (seppure si stia sviluppando una piccola produzione che sta tornando ad ingredienti naturali), sarebbero necessari almeno 5 anni per decomporsi. Si stima, d’altronde, che soltanto in Italia se ne disperdano nell’ambiente all’incirca 23 mila ogni anno.

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