Sulle pagine d’un introvabile pamphlet politico, l’eterno Lev Tolstoj scrisse che «tutti pensano a cambiare l’umanità e nessuno pensa a cambiare sé stesso». In verità Andrea Picariello – che il grande russo ci perdoni – c’ha pensato eccome. Ha finanche trovato il coraggio di tramutare il pensiero in atto. Poi, per chiudere l’ardito cerchio, ha raccontato la gravosa catarsi nelle pagine del suo primo libro con un duplice intento: ricordare («Semplicemente perché volevo fuggire dall’idea che, con il passare degli anni, potessi correre il rischio di dimenticare quei giorni») e aiutare gli spiriti nel buio («Tendere una mano a chi in questo momento si sente solo e vuoto con sé stesso»).
A leggere “Nudo” (Saggese Editori, 118 pagine, 18 euro), pare che i fogli di carta del romanzo autobiografico s’inumidiscano tra il pollice e l’indice, ancora impregnati delle lacrime di Picariello, di «quelle gocce che in passato mi bruciavano sul viso» e che adesso sono «lievi come una carezza». O di quelle del lettore, perché i dolori del giovane giornalista battipagliese – da poco 26enne, ma aveva 23 anni nella dannata e meravigliosa estate del 2021, quella della metamorfosi – assomigliano tanto a qualsiasi delle gabbie che tengono imprigionata l’insostenibile leggerezza d’ogni cuore che pulsa.