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Furore, cittadinanza onoraria a Domenico De Rosa

Il Cavaliere, imprenditore della logistica, ha ricevuto il riconoscimento per l’impegno e il sostegno sociale alla città
Furore, cittadinanza onoraria a Domenico De Rosa

Il Consiglio comunale di Furore, borgo della Costiera Amalfitana, ha conferito la cittadinanza onoraria all’imprenditore Domenico De Rosa, Cavaliere della Repubblica Italiana, «per il significativo sostegno agli interventi di riqualificazione urbana e alle opere a carattere morale e sociale promosse dall’Amministrazione comunale, nonché per il forte legame con la comunità locale». Il sindaco Giovanni Milo ha parlato di un legame «intensissimo e profondo» tra De Rosa e la comunità furitana, ricordando il concreto sostegno alla nuova piazza Mola e una forma di discreto mecenatismo a favore della città, segno di una vicinanza non solo simbolica ma anche operativa al territorio.

Cavaliere De Rosa, che significato ha per lei questa cittadinanza onoraria?

«Sono enormemente orgoglioso e felice di questa cittadinanza onoraria di un comune straordinario, un luogo bellissimo che il mondo ci invidia e che il mondo intero desidera conoscere. Per me non è soltanto un riconoscimento formale: è l’abbraccio pubblico di una comunità alla quale mi sento ormai legato in modo profondo e definitivo».

Il sindaco Milo ha parlato di un “legame intensissimo e profondo” con Furore. Da dove nasce questo rapporto?

«Nasce innanzitutto dall’affetto per questo territorio e per le persone che lo vivono ogni giorno. Nel tempo ho condiviso con Furore momenti di lavoro, di progettualità e di vita quotidiana. Ho trovato un’amministrazione seria, guidata dal sindaco Milo, che ha saputo coniugare la tutela del paesaggio con una visione sociale molto concreta. Questo mi ha spinto a mettere a disposizione competenze e risorse per accompagnare progetti meritevoli ed importanti per il paese».

Partiamo dal luogo: che cosa rappresenta Furore per lei?

«Furore è un unicum. È il famoso “paese dipinto” e “paese che non c’è”: un borgo verticale sospeso tra mare e montagna, dove i murales hanno trasformato le facciate delle case in un museo a cielo aperto. Qui la bellezza del paesaggio si intreccia con il lavoro, la storia e la dignità delle famiglie che lo abitano. Non è una semplice cartolina: è una comunità viva, con radici profonde e un grande senso di appartenenza».

Il simbolo più noto è il Fiordo di Furore, oggi parte del Patrimonio UNESCO.

«Il fiordo è un vero prodigio della natura: una ferita di roccia scavata nei secoli dal torrente Schiato, uno degli scenari più riconoscibili del Mediterraneo. È come avere un angolo di “Norvegia” nel cuore della Campania, inserito nel sito UNESCO della Costiera Amalfitana. Da imprenditore abituato a viaggiare molto, posso dire che pochi luoghi al mondo possiedono una simile forza iconica concentrata in uno spazio così raccolto».

Il riconoscimento arriva anche “per il significativo sostegno agli interventi di riqualificazione urbana”. In cosa si è tradotto concretamente questo impegno?

«Ho ritenuto giusto partecipare, assieme alla mia azienda, a una scelta a favore della comunità, sostenendo il progetto urbano della nuova piazza Mola, destinata a diventare uno degli spazi centrali della vita sociale del paese. Così abbiamo affiancato l’Amministrazione in tali pregevoli iniziative di carattere sociale, in una logica di discreto mecenatismo, con la volontà di restituire qualcosa a un territorio che considero prezioso».

Questa cittadinanza onoraria è un punto di arrivo o un punto di partenza?

«Per me è soprattutto un impegno. Questa cittadinanza onoraria, prima ancora che un onore, è un richiamo: continuare a sostenere, con discrezione ma con costanza, gli interventi di riqualificazione urbana e le opere a carattere morale e sociale promosse dall’Amministrazione comunale. Essere “cittadino onorario” non è un titolo da esibire, è una responsabilità da rispettare: significa restare al fianco di una comunità che ti ha accolto e alla quale, da oggi, sento di appartenere ancora di più».

In una frase, come descriverebbe il suo legame con Furore?

«Direi così: Furore è un piccolo grande miracolo italiano, e io mi considero un uomo fortunato per poter dire, da oggi, di essere anche cittadino di questo miracolo».

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