Una complessa indagine della Guardia di Finanza di Salerno ha portato alla notifica di misure cautelari nei confronti di otto dei ventisei indagati coinvolti in una maxi frode fiscale. L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Salerno, contesta a vario titolo i reati di associazione per delinquere, indebita compensazione di crediti d’imposta inesistenti, riciclaggio, autoriciclaggio e intestazione fittizia di beni.
Tra i promotori anche un latitante e un avvocato
Secondo gli investigatori, a capo della struttura criminale c’erano tre soggetti, tra cui un latitante e un avvocato, ritenuti promotori dell’organizzazione. Il gruppo era in grado di fornire a numerose imprese l’intera documentazione necessaria per accedere illegittimamente ai crediti d’imposta connessi agli investimenti nel Mezzogiorno.
A tre indagati è stata contestata anche l’aggravante di aver commesso i reati nell’esercizio dell’attività di consulenza fiscale.
La Cassazione conferma le misure cautelari
Le misure cautelari, inizialmente disposte dal Tribunale del Riesame di Salerno, sono diventate esecutive dopo che la Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi presentati dagli indagati, confermando in pieno l’impianto accusatorio.
Il meccanismo della frode: investimenti fantasma nella blockchain
Al centro della frode c’era l’acquisto di software basati su tecnologia blockchain, utilizzati per far risultare fittizi investimenti da parte delle aziende. In questo modo venivano creati crediti d’imposta inesistenti, poi indebitamente compensati dalle imprese che si rivolgevano all’organizzazione.
Secondo la Guardia di Finanza, il sistema ha coinvolto numerose aziende distribuite in tutta Italia, attratte dalla possibilità di ottenere, a costi contenuti, consistenti crediti fiscali.

