Più ermetica ma meno efficace, apparsa da un paio di settimane senza molto ritmo né grosse idee, la Salernitana vive il primo – inevitabile – periodo di difficoltà della sua stagione. Ed è proprio per questo ch’è il momento più importante per starle vicino. Reduce da un doppio 0-0 ch’è costato il primato in classifica, e non è la fine del mondo quando alla fine del campionato manca ancora una vita, la squadra di Raffaele ha raccolto 5 punti su 12 in palio nelle ultime quattro partite (da Catania al Crotone) e allora va da sé che la trasferta di Altamura rappresenti un’occasione di necessario rilancio.
È una fase delicata, che va presa né troppo né poco sul serio, perché se è vero ch’era utopistico immaginare di vincerle tutte, è altrettanto lecito, persino giusto, far notare che negli ultimi tempi la Bersaglia si è “ammosciata”, mostrando prestazioni fiacche, appiattite, senza guizzi e peccando pure del cinismo ch’era stata la sua caratteristica migliore in un avvio sprint. Un calo probabilmente fisiologico a cui si può e si deve reagire senza stress, restando ancorati a una realtà da non perder mai di vista. Non erano opportuni quelli che alla 5^ giornata, con i granata a punteggio pieno, già si domandavano chi del gruppo attuale potesse esser pronto per l’anno prossimo in B, è ancora meno utile chi oggi “sfascia” dimenticando che la Salernitana non è in zona salvezza ma si sta giocando la promozione diretta.
Ed è lì il cuore della questione. Qui bisogna vincere il campionato, il posto è uno soltanto e tocca a tutti dare tutto per riuscirci, se ci si vuol risparmiare un altro anno di Effevuesse (scritto per esteso). Già, FVS: acronimo famigerato d’una “innovazione tecnologica” che, così come viene applicata in serie C, dà immagini di calcio non proprio proiettato nel futuro, almeno a vedere quelle scene di squadre in campo e componenti della panchina che si accalcano mentre l’arbitro e il 4° uomo analizzano gli episodi “incriminati”, tutti in capannello nell’attesa d’un verdetto per minuti che sembrano interminabili. Insomma, senza entrare nel merito delle singole decisioni, ma semplicemente attenendosi al tempo “sottratto” al gioco (che non trova consolazioni in recuperi a doppia cifra), la sensazione è che questo progresso a volte tolga anziché aggiungere allo “spettacolo”.
Molto interessante sarebbe ripartire dalle considerazioni del tecnico Crotone, Emilio Longo, persona colta, equilibrata e con spirito di analisi e argomentazione di profilo molto alto. Lunedì scorso, all’Arechi, si è soffermato sull’opportunità di dare più fiducia all’arbitro, e soprattutto di limitare – ipse dixit – il “teatrino” che segue il gioco delle card affidato agli allenatori, come le attese delle indicazioni dai dirigenti in panchina, il gioco spezzettato. Forse, o senza forse, la riflessione più lucida che si sia mai ascoltata da quando la tecnologia ha fatto il suo approdo in serie C. Illuminante, come spesso sono le cose semplici.

