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L’omaggio di Salerno a Pier Paolo Pasolini

di Stefano Pignataro
Ieri a Unisa la prima delle sei giornate a 50 anni dal barbaro delitto. Granese: «Il suo pensiero è ancora attuale»
L’omaggio di Salerno a Pier Paolo Pasolini

Le mille voci di Pasolini“. Anche l’Università di Salerno omaggia Pier Paolo Pasolini a 50 anni dal barbaro delitto rimasto impunito. leri, presso la biblioteca “Caianello”, ha avuto luogo la prima delle sei giornate dedicate a Pasolini che approfondiranno la sua poetica e la sua opera; sei incontri che tratteranno del rapporto del “Poeta delle Ceneri” con il teatro, il cinema, l’antropologia, il giornalismo. L’incontro di ieri ha visto presentato il volume del Prof. Alberto Granese “Pasolini. L’esercizio della ragione e del potere” (Edisud) in dialogo con i proff. Rosa Giulio e Vincenzo Salerno del Dipsum Unisa dopo l’introduzione della Dott.ssa Maria Rosaria Califano (Sistema Bibliotecario d’Ateneo) e i saluti del Direttore di “Sinestesie” Prof. Carlo Santoli.

«Pasolini fu tra i primi a denunciare, già negli anni Sessanta, come il nuovo potere non fosse più quello politico o religioso, ma quello economico e mediatico. – analizza Granese – Parlava di “nuovo fascismo del consumismo”, cioè un sistema che non imponeva l’obbedienza con la forza, ma uniformava i desideri, cancellando le differenze culturali, sociali e linguistiche. Se pensiamo oggi ai social network, all’omologazione dei gusti, alla pubblicità o alla cultura di massa, le sue parole sembrano profetiche. Viveva in modo lacerante il passaggio dall’Italia contadina e arcaica a quella industriale e urbana. Nei suoi film e nei suoi scritti (come Le ceneri di Gramsci o Accattone) cercava di dare voce agli esclusi — i sottoproletari, i giovani delle borgate – proprio mentre quella realtà stava scomparendo. Oggi, in un mondo globalizzato che cancella identità e radici, quella sua ricerca di autenticità e di memoria appare ancora viva e urgente».

Il prof. Alberto Granese

Pasolini gettava il corpo nella lotta? Secondo l’italianista «nei suoi film e nelle sue poesie il corpo è linguaggio, verità, scandalo. Pasolini affronto apertamente temi di sessualità, desiderio e colpa in un’Italia ancora profondamente cattolica e repressa. Oggi, che questi temi sono tornati centrali nel dibattito pubblico (identità, diritti, libertà individuali), il suo modo ai metterli in scena conserva una forza dirompente». Il corpo è legato al potere, come ci insegna il film “Salò” ma sottolinea il professore: «È un potere senza volto, non riconducibile a istituzioni tradizionali come la Chiesa o l’industria. Si manifesta nella trasformazione antropologica della società, nella smania di sviluppo e nella produzione-consumo come fine ultimo. È una forma di fascismo totale che omologa e rende gli individui interscambiabili».

Anche sull’impegno civile e sulla profezia politica di Pasolini il prof. Granese è molto chiaro: «Pasolini non fu mai un intellettuale chiuso nella torre d’avorio: scrisse articoli, lettere, poesie “civili”. Molte delle sue Lettere luterane o Scritti corsari parlano di un’Italia che si stava trasformando in “paese senza memoria”, dove i cittadini diventano consumatori e la scuola e i media perdono funzione educativa. Pasolini è ancora attuale perché non appartiene al suo tempo: parlava di meccanismi (il potere dei media, la mercificazione del corpo, la perdita di valoril che si sono amplificati nel nostro. E soprattutto perché ci invita ancora a pensare criticamente, a non accettare passivamente ciò che il sistema ci propone».

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