La Polizia di Stato e la Polizia Locale di Milano, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, hanno eseguito nei giorni scorsi perquisizioni domiciliari e personali nelle province di Milano, Napoli e Salerno nei confronti di 15 cittadini italiani, accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe ai danni di anziani.
L’inchiesta, che ha coinvolto anche la Squadra Mobile di Salerno, ha portato alla scoperta di un vero e proprio sistema criminale organizzato con ramificazioni nel Nord e nel Sud Italia.
Le indagini e il ruolo del Pool Antitruffe
L’attività investigativa è stata condotta dai poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Milano e dal personale del Pool Antitruffe della Sezione di Polizia Giudiziaria della locale Procura della Repubblica, composto da agenti della Polizia di Stato e della Polizia Locale di Milano.
Le indagini hanno permesso di accertare che le telefonate alle anziane vittime venivano effettuate da due appartamenti situati a Napoli, sempre con lo stesso modus operandi, articolato su due differenti schemi di raggiro.
Il doppio inganno: falsi carabinieri e falsi nipoti
Nel primo schema, il truffatore si presentava come un carabiniere, informando la vittima che un familiare era rimasto coinvolto in un incidente stradale e rischiava una pena detentiva. A quel punto interveniva un finto avvocato, che convinceva l’anziano a consegnare denaro o gioielli come cauzione a un incaricato, per la presunta liberazione del congiunto.
Nel secondo caso, invece, la vittima riceveva la chiamata di un finto nipote o di un postino, che chiedeva di ritirare un pacco. Poco dopo, il truffatore riferiva di problemi con il pagamento e di genitori “trattenuti in caserma”, inducendo la vittima a consegnare denaro e oggetti di valore per risolvere la situazione.
La “sala operativa” trasferita in un villaggio turistico nel Salernitano
Un dettaglio sorprendente emerso dalle indagini riguarda il periodo estivo, quando gli indagati, per non interrompere la propria attività criminale, avevano trasferito la “centrale operativa” delle truffe all’interno di un bungalow in un villaggio turistico della provincia di Salerno.
Da lì continuavano a effettuare le telefonate alle vittime, gestendo le truffe mentre trascorrevano le vacanze. Un elemento che conferma la strutturazione e la spregiudicatezza dell’organizzazione, capace di operare anche lontano dalle proprie basi principali.