Si chiude dopo oltre 15 anni il braccio di ferro giudiziario tra il Comune di Pagani e la famiglia di Gioacchino D’Auria Petrosino, detto “Spara spara”, arrestato nel blitz della Dda delle scorse settimane. Il Tar di Salerno ha infatti respinto il ricorso presentato da Giuseppina Ruggiero, moglie di D’Auria Petrosino senior, che aveva impugnato l’atto con cui Palazzo San Carlo aveva annullato in autotutela la Scia depositata lo scorso marzo, a fronte dell’ordinanza di demolizione firmata a febbraio.
Il provvedimento riguardava la trasformazione di una cucina-deposito inglobata all’interno di un più ampio immobile sorto in un fondo agricolo di via Mangioni, con il Comune rappresentato in giudizio dall’avvocato Virginia Galasso.
La vicenda affonda le radici nel 2008, quando iniziò una lunga serie di ricorsi e controricorsi che, negli anni, hanno visto spesso l’ente di piazza Bernardo D’Arezzo soccombere dinanzi alle istanze dei Petrosino D’Auria, tra non pochi imbarazzi e frizioni politiche. Stavolta, però, i giudici hanno accolto le tesi dell’amministrazione comunale guidata da Lello De Prisco, fondate su due aspetti: la Scia in sanatoria non poteva essere lo strumento idoneo a regolarizzare l’intervento, essendo classificato come “nuova costruzione” e dunque richiedente un vero e proprio permesso a costruire; inoltre, mancava l’atto di assenso del Comune, proprietario del fondo in questione.