Skip to content

Auguri a Salerno ed alla Salernitana

di Dario Cioffi
Perché il Santo Patrono che si festeggia oggi non è soltanto Fede, ma anche identità, tradizione
Auguri a Salerno ed alla Salernitana

Auguri, Salerno. Perché il Santo Patrono che si festeggia oggi non è soltanto Fede, ma anche identità, tradizione. Sì, San Matteo è Apostolo ed Evangelista, però pure simbolo di popolo, icona lucente, gigante, d’una città che ama riconoscersi in poche e imprescindibili cose.

Auguri, Salerno. Perché il 21 settembre è il giorno del Santo Patrono ma anche d’una ricorrenza che quest’anno diventa ancor più speciale. Un viaggio nel tempo, a ritroso di cinquant’anni, fino al 1975. Accadde oggi, mezzo secolo fa, pure quella volta di domenica: il giorno in cui iniziò la magnifica storia degli Ultras della Salernitana. I ragazzi del Bar Nettuno ne furono visionari pionieri, antesignani d’una espressione di passione autentica, genuina, irrefrenabile.

È un anniversario che dà i brividi, avvolto com’è dall’affascinante mistero del passato ma pure reso nitido dalle testimonianze di Adolfo Gravagnuolo, memoria storica che ne è narratore con parole più impattanti e potenti d’una fotogallery, e che nei suoi scritti ci fa (ri)vivere e vedere tutto. Dallo striscione realizzato grazie a Don Armando del Bar Nettuno, alle sarte all’opera per il bandierone e le prime dieci sciarpette, passando per quei 100 giornali ritagliati per ricavarne 10mila strisce effetto coriandoli. E poi tante altre cose ancora. Il primo rullante, il primo corteo, i primi dieci dieci ragazzi che lasciarono la Tribuna ed entrarono nella Curva Nuova, la Sud del vecchio Vestuti. La genesi d’una grande storia in cui gli Ultras Bar Nettuno avrebbero presto avuto al proprio fianco quelli del Bar Real e dei Fedelissimi Antica Salerno, tutto nel segno dell’appartenenza, dell’amicizia, di valori ancora vivi e necessari oggi, in un tempo che pare divorarsi tutto.

Auguri, Salerno. Perché il distinguo tra sacro e profano se proprio vi va sarà anche corretto, ma il sacro ch’è e resta tale non s’imbarazza affatto nel convivere con qualcosa che passa per profano e però di fatto è valore, perché il concetto d’aggregazione, di riconoscersi stando insieme in qualcosa d’identitario, non è certo esempio di peccato. Quelli poi verranno a seguire, ma non ci arriverà questo discorso…
Auguri, Salerno. E in una domenica così speciale, piazzata lì alle cinque e mezzo del pomeriggio, Giugliano-Salernitana senza tifosi in trasferta un po’ stona. Eppure c’è, e va seguita con l’attenzione e la carica d’una partita a cui i granata arrivano dopo averne vinte quattro di fila.

Un bell’inizio, anzi, un grande inizio, il miglior inizio che si potesse immaginare anche perché ha mostrato un ulteriore e ampio margine di miglioramento. E però (solo) un inizio, appunto, che avrà senso se lo spirito resterà questo. Perché le difficoltà arriveranno e in quei momenti i granata dovranno essere più forti che nelle vittorie. Intanto, testa alta e petto in fuori, per provare a non fermarsi in casa del Giugliano.

Inutile scomodare il Patrono, e neppure una storia lunga cinquant’anni che meriterebbe una standing ovation. Sul campo, come sempre, il calcio farà da sé…

Leggi anche

Salernitana, i tifosi: «Basta contestare, sosteniamo la squadra»
Divieto trasferte tifosi Salernitana: il Consiglio di Stato respinge l’appello del CCSC
Giugliano-Salernitana 1-2, le pagelle dei granata