Nell’allarme generalizzato sulla gestione dell’intero sistema della sanità nella emerge un altro problema: il processo di digitalizzazione dei servizi (e non solo) nella “terra felix” è praticamente fermo ancora al palo. La Regione Campania, infatti, resta fanalino di coda nell’attuazione e nell’utilizzo del Fascicolo Sanitario Elettronico (Fse), lo strumento digitale che dovrebbe consentire a ogni cittadino di accedere facilmente ai propri dati sanitari e interagire con il sistema sanitario regionale. A segnalarlo è l’analisi condotta dalla Fondazione Gimbe presieduta da Nino Cartabellotta che ieri ha presentato un dossier sulla questione in base ai dati del Ministero della Salute e del Dipartimento per la Trasformazione Digitale aggiornati allo scorso 31 marzo.
Secondo il monitoraggio pubblicato nelle ultime ore, la Campania rende disponibili solo il 63% delle 16 tipologie documentali previste nel Fascicolo Sanitario Elettronico, come la cartella clinica, la scheda di vaccinazione, il taccuino personale dell’assistito, i documenti relativi all’erogazione di farmaci e prestazioni specialistiche, oltre alla lettera di invito alle prestazioni. Un risultato che la posiziona al di sotto della media nazionale (74%), al pari del Friuli Venezia Giulia e davanti soltanto a Sicilia, Abruzzo e Calabria.
In base all’analisi del Gimbe, non va meglio sul fronte dei servizi digitali offerti attraverso il fascicolo. Dei 45 servizi previsti – tra cui prenotazione di visite, pagamento di ticket, consultazione delle liste d’attesa o scelta del medico di base – la Campania ne attiva solo il 18%, una percentuale che la relega tra le ultime regioni d’Italia, meglio solo di Marche, Sicilia, Calabria e Provincia autonoma di Bolzano. Il confronto è impietoso soprattutto con la Puglia e le regioni del Nord, dove la digitalizzazione della sanità è ormai arrivata a una fase molto più avanzata.
Il divario si fa ancora più marcato nell’uso effettivo del Fascicolo Sanitario Elettronico da parte dei cittadini. Se in media il 42% degli italiani ha espresso il consenso alla consultazione dei propri dati sanitari da parte di medici e strutture, in Campania questa percentuale crolla all’1%, alla pari con Calabria e Abruzzo. E solo il 10% dei cittadini campani ha effettivamente consultato il proprio fascicolo nei primi tre mesi del 2025, contro il 21% della media nazionale. Di fatto, praticamente nessun residente nella “terra felix” utilizza questo strumento.
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