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Pontecagnano Faiano, «Pretese sconti senza metodo mafioso»

di Carmine Landi
I Damiani restano in carcere per gli spari al barman: l’aggravante camorristica confinata al giorno dell’agguato
Pontecagnano Faiano, «Pretese sconti senza metodo mafioso»

Non c’era il metodo camorristico. O, almeno, non per la tentata estorsione di quella sera. Per il resto, sì. Per la Sezione del Riesame del Tribunale di Salerno, il litigio al bancone del Dolcevita non ha avuto quel peso criminale che, secondo la Direzione distrettuale antimafia, avrebbe dovuto valere l’aggravante del metodo mafioso.

Una parte della contestazione, insomma, cade. Ma i fratelli Damiani restano in carcere. Il collegio delle impugnazioni in materia di libertà — presieduto dalla giudice Dolores Zarone, con Cristina De Luca ed Enrichetta Cioffi come relatrice — ha accolto in minima parte l’istanza degli avvocati Gaudino Pastorino e Francesca Sarno.

La misura cautelare in carcere, eseguita ad aprile dai carabinieri della Stazione di Pontecagnano Faiano (maresciallo maggiore Dario Santaniello), coordinati dalla Compagnia di Battipaglia, agli ordini del capitano Samuele Bileti, su disposizione del gip Giovanna Pacifico, è stata confermata in pieno, ma con una precisazione: per la tentata estorsione ai danni del barman, non c’è stato metodo camorristico. Una lite per lo sconto, e poco più. Per l’agguato, sì.

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