E ora silenzio. Lasciate parlare il pallone. Fate rotolare l’unico grado di giudizio che il calcio debba conoscere per scrivere i vari destini sportivi. Almeno a campionato in corso. Senza macchie, né inchieste, né penalizzazioni. Anche se la credibilità, quella no, non si potrà riconquistare segnando un gol o festeggiando una salvezza. Non è più questione di categoria ma desiderio di uno metter su uno scherzo diabolico. Il tarlo per la Salernitana è chiaro, in quella che sarà la prima notte di mezza estate fatta di speranze, desideri, richiami all’orgoglio. Quasi un mese dopo dal 19 maggio che doveva essere la prima tappa del meritato playout con il Frosinone (lo aveva decretato la classifica, quella per la quale si corre, si lotta, si esulta e ci si dispera per un’intera stagione). Poi lo stop della Lega B, il richiamo all’allerta massima della Covisoc e dell’Agenzia delle Entrate con non poco ritardo sulla posizione del Brescia. Da lì il terremoto che ha inghiottito la cadetteria, riscrivendo classifica, passando da Salernitana-Frosinone a Sampdoria-Salernitana.
Serve ripartire, conoscendo soprattutto gli errori da non commettere, alla luce anche dal vantaggio del miglior piazzamento da poter gestire nell’arco dei 180’. Il 3-4-2-1 il marchio di fabbrica. Christensen sarà il portiere, protetto da Ruggeri, Ferrari e Lochoshvili. Sulle fasce Ghiglione e Corazza mentre in mezzo al campo ci saranno Amatucci e Hrustic. Sulla trequarti Caligara e Tongya alle spalle di Simy, con Verde e Cerri carte da giocare a gara in corso.
Nella Sampdoria, Evani deve fare i conti con le assenze pesanti di Altare, Beruatto e Tutino. Il tecnico ripartirà dal 3-5-2 affidando le proprie speranze salvezza alla coppia gol Sibilli–Coda. Il grande “ex” stringerà i denti a causa di un problema al ginocchio. Anche perché Abiuso e Borini non sono al top mentre Niang è out. Unico neo in casa Sampdoria per quella che è una serata che fa rima con occasione. Ora silenzio. Parola al campo.
