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Nuova guida alle spiagge della Costiera Amalfitana da sabato 31 maggio con “La Città”

È quando ci si avvicina a Positano dal mare che si cattura la vera essenza della Costiera Amalfitana, guardano le case che anziché perdersi in lontananza si arrampicano lungo la montagna, quasi a volerla scalare.

Sul versante amalfitano la Penisola Sorrentina si presenta così, un mondo verticale che sale ripido e improvviso fino ai 1444 metri di altezza, massima elevazione dei monti Lattari, un luogo in cui per poter vivere sono stati necessari secoli di durissimo lavoro per realizzare paesi, orti, vigne e strade sospesi tra il cielo e il mare.

Fu in questo scenario che a Positano arrivò a piedi, in un pomeriggio del 1902, il pittore svizzero Paul Klee. Giunto alla Marina, si accomodò a un tavolo della Taverna Roma ed estrasse il suo taccuino di viaggio, dove soleva descrivere in maniera prolissa le sue sensazioni, ma quella volta scrisse solamente due parole: “Impossibile ripartire”, caricandole con tutta l’emozione di quel momento. Klee, come tutte le personalità dell’arte e della letteratura che lo precedettero e lo seguirono, era diventato “prigioniero volontario in uno scenario mitologico”, come ebbe a dire successivamente il filosofo Siegfrid Kracauer, un luogo dal quale, una volta visto, non ci si poteva più distaccare.

A partire dai primi dell’Ottocento, lungo i quarantacinque chilometri della Costiera Amalfitana, da Vietri sul Mare a Punta Campanella, centinaia di artisti e letterati portati dal vento del romanticismo trovarono qui un locus amoenus in cui cercare fonte di ispirazione. Un vento che, cessato poi altrove, non hai smesso di soffiare tra i villaggi di questa costa che per la sua maestosità era stata chiamata La Divina. Così il ceramista tedesco Richard Dölker si stabilì a Vietri sul Mare, dando nuovo impulso alla produzione della ceramica artistica, il drammaturgo norvegese Henrik Ibsen scrisse ad Amalfi il suo celebre Casa di Bambola, Richard Wagner completò a Ravello il suo Parsifal, in quel luogo che lo storico Ferdinand Gregorovius definì con meraviglia una “città moresca tra le rocce”, Eduardo De Filippo comprò la piccola isola d’Isca per realizzarvi il suo paradiso personale, forse ispirato dal coreografo russo Massine che già aveva acquistato Li Galli, il minuscolo arcipelago di fronte Positano.

Se l’elenco delle personalità che s’innamorarono e frequentarono la Costiera Amalfitana è pressoché interminabile, il motivo di questa invincibile attrazione è da sempre lo stesso: poter assaporare e riempire la vista di una scenografia unica al mondo, in cui l’inaccessibile vertigine gotica delle montagne che sprofondano del mare cela un piccolo mondo nascosto e discosto.

I suoi tenaci abitanti riuscirono persino a dominare per quasi tre secoli la scena marittima del Mediterraneo, quando i commercianti del Ducato di Amalfi estesero la loro sfera d’influenza fino alle terre del Medio e dell’Estremo Oriente. Le tracce, chiarissime, di questa contaminazione coi popoli orientali, si leggono oggi nei profili delle case, nei chiostri delle chiese, negli angusti vicoli che tra archi e archetti s’insinuano tra le costruzioni come in una casbah araba in cui si avverte il desiderio di perdersi per ore.

Le dure condizioni della montagna bagnata dal mare hanno generato un popolo di contadini pescatori. Abili marinai che nei giorni di mare grosso si dedicavano alla coltivazione dei loro orti verticali, dei vigneti e soprattutto dei famosi limoneti, che tanto contribuiscono al tipico aspetto del paesaggio. Molte delle marine amalfitane sono nate, infatti, come sbocco commerciale sul mare di inaccessibili borghi montani, collegate ad essi tramite sentieri e infinite scale, che aiutavano a difendersi dalle incursioni saracene che per secoli hanno flagellato questa costa. Si tratta delle stesse vie che oggi vengono entusiasticamente percorse dagli amanti del trekking. Il Sentiero degli Dei, che collega Bomerano a Nocelle, minuscola frazione di Positano, è letteralmente sospeso sopra il mare. La sua fama si è talmente diffusa in Italia e nel mondo da diventare uno dei primi obiettivi di chiunque arrivi in Costiera Amalfitana. Lassù, oltre cinquecento metri di altezza, vive il popolo della costa alta, duri montanari che pur vedendo ogni giorno il mare non vi scendono mai, preferendo vivere nel silenzio dei loro piccoli campi che sfiorano le nuvole.

Molto più sotto, lungo la linea di costa, c’è l’altra Costiera, quella che da decenni attrae il jet-set internazionale, di Vietri e le sue ceramiche, di Cetara e i suoi ristoranti di pesce, di Maiori e le sue chiese bizantine scavate nella roccia, di Minori e la sua Villa Romana, di Atrani incastonata tra le falesie verticali della Valle del Dragone, di Amalfi e del suo straordinario Duomo arabo-normanno, di Ravello dove la Terrazza dell’Infinito fa trattenere il fiato per lo stupore, della minuscola Conca dei Marini, dell’incredibile Fiordo di Furore, degli spettacolari tramonti di Praiano e della città verticale più famosa del mondo, Positano.

È in questi luoghi che durante la stagione calda la Costiera Amalfitana offre la dolcezza delle sue spiagge agli amanti del mare. Forse il vero miracolo della Costiera Amalfitana è proprio questo. L’essere mare, montagna, storia, cultura, tradizione, arte e paesaggio allo stesso tempo, un inestricabile coacervo di tesori sovrapposti senza soluzione di continuità, che lascia senza fiato e che allo stesso tempo permette di abbandonarsi all’oblio delle sue ammalianti spiagge.

Ad esse è dedicato questo libro.

Il fatto

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