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Inchiesta su Fondovalle e Aversana, la Cassazione: «Le chat di Cascone non sono un indizio»

di Alessandro Mosca
Le motivazioni della Suprema Corte sull'annullamento dell'accusa di associazione a delinquere al politico: «Niente riferimenti diretti». Ora si attende la nuova decisione del Riesame
Inchiesta su Fondovalle e Aversana, la Cassazione: «Le chat di Cascone non sono un indizio»

La presenza di Luca Cascone nel gruppo whatsapp con altri amministratori e funzionari coinvolti nell’indagine sugli appalti di Fondovalle Calore, prolungamento dell’Aversana e realizzazione del sottopasso ferroviario di Capaccio Paestum non rappresenta un elemento tale da poter indicare la presunta partecipazione del consigliere regionale di Campania Libera all’ipotizzata associazione a delinquere.

È quanto evidenziano i giudici della sesta sezione penale della Cassazione (presidente Gaetano D’Amicis) nelle motivazioni – pubblicate nelle ultime ore – della sentenza dello scorso aprile (decisione annunciata dal rappresentante politico “fedelissimo” del governatore Vincenzo De Luca in un post social) con cui è stato accolto il ricorso presentato dai suoi legali (gli avvocati Cecchino Cacciatore, Massimo Ferrandino e Franco Coppi), portando all’annullamento del decreto di sequestro probatorio dei dispositivi informatici in cui la Procura di Salerno guidata da Giuseppe Borrelli (Stefania Faiella e Alessandro Di Vico i pm titolari delle indagini) ha ipotizzato l’associazione a delinquere nei confronti dei sette destinatari degli avvisi di garanzia della seconda tranche dell’inchiesta sul “sistema Alfieri”, rinviando gli atti al tribunale del Riesame per una nuova valutazione.

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