Si sono dimessi tutti. Gli ex consiglieri d’amministrazione dell’Alma Seges, organizzazione di produttori finita al centro della maxi-inchiesta degli inquirenti napoletani dell’Eppo, l’European Public Prosecutor’s Office, non sono nemmeno più soci. Sopravvenienze che scongiurano i rischi di reiterazione del reato e pure il possibile inquinamento probatorio: motivazioni che hanno indotto Marilena Albarano, gip del Tribunale di Salerno, ad accogliere le richieste del collegio difensivo e a rimettere in libertà i 12 indagati ai quali, all’alba del 7 maggio scorso, i finanzieri del Comando provinciale di Caserta notificarono il provvedimento di custodia cautelare ai domiciliari. Agli arresti non c’è più nessuno.
Da ieri pomeriggio, non grava più alcuna restrizione della libertà personale su Aristide Valente, già patron dell’azienda, originario di Napoli ma trapiantato da anni a Eboli, sui battipagliesi Annamaria Cascone (la “signora dei fiori eduli”, responsabile provinciale di Coldiretti Donne Impresa), Massimo Valcacer e Guglielmo Francesco Noschese, sugli scafatesi Pasquale e Salvatore Attianese, sull’ebolitana Alba La Brocca, su Maurizio Gentile di Pontecagnano Faiano, su Giuseppe Russo di Fisciano, sui casertani Gennaro e Concetta Bianchino e su Antonio Pezone di Giugliano in Campania.